Esodati, pronto l’ultimo salvataggio: per altri 32 mila arriva la pensione

Esodati, pronto l’ultimo salvataggio: per altri 32 mila arriva la pensione
di Michele Di Branco e Umberto Mancini
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Domenica 21 Agosto 2016, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 08:36
La lunga attesa degli ultimi esodati in vista di uno scoglio al quale aggrapparsi sembra destinata a finire. Il governo ha deciso di attivare le procedure necessarie per l’ottava salvaguardia mettendo così al riparo altre 32 mila persone e portando il totale dei lavoratori tutelati che potranno accedere alla pensione a quota 172 mila. I tempi, fanno sapere fonti del governo, si sono allungati perché in primavera era stata aperta una conferenza dei servizi tra i ministeri del Lavoro, dell’Economia e l’Inps per definire numeri e risorse necessarie per chiudere il caso.

Ma adesso il quadro è chiaro e a settembre, a meno di intoppi collegati al peggioramento del quadro macro-economico, l’esecutivo Renzi definirà la questione. Lo strumento legislativo individuato è il Ddl messo a punto da Cesare Damiano (Pd), presidente della Commissione Lavoro della Camera, e attualmente incardinato proprio in quella sede parlamentare.

LA PLATEA
L’idea del governo è quella di far approvare quel disegno di legge prima dell’iter della legge di Stabilità o di modificarlo in parte attraverso un emendamento. La sostanza, in ogni caso, non cambierebbe. Anche perché l’operazione è già coperta da un Fondo di 11,7 miliardi di euro al quale si attinge anche per finanziare la cosiddetta Opzione donna. La salvaguardia numero otto, in ogni caso, costa 1,8 miliardi di euro. Con la nuova salvaguardia si punta a dare un paracadute a figure come quelle, puntualizza Damiano, «dei macchinisti delle ferrovie, delle colf, dei lavoratori agricoli e delle persone collocate in mobilità a 36 mesi».

Una vicenda, tiene a puntualizzare l’ex ministro del Lavoro, «laterale al tavolo del Governo con i sindacati sulla previdenza. Quel che conta – evidenzia il parlamentare - è non dirottare le risorse risparmiate su altro». In pratica, avranno accesso a questa nuova salvaguardia, nel caso in cui la legge venga approvata senza modifiche (l’iter è quello normale di un disegno di legge, che quindi deve essere approvato dalla Camera e dal Senato), coloro che entro il 2019 o entro tre anni dalla fine della mobilità avranno maturato i seguenti requisiti: 61 anni e sette mesi di età e 36 anni di contributi, oppure 62 anni e sette mesi e 35 anni di contributi (quota 97,6, per i lavoratori dipendenti; 62 anni e sette mesi e 36 anni di contributi oppure 63 anni e sette mesi e 35 anni di contributi per gli autonomi (quota 98,7); 40 anni di contributi a prescindere dall’età anagrafica; 65 anni e sette mesi di età e 20 anni di contributi: pensione di vecchiaia; 62 anni e quattro mesi e 20 anni di contributi per le lavoratrici del privato.

Se l’operazione, come tutto lascia prevedere, andrà in porto senza ostacoli, la grana esodati sarà finalmente chiusa per sempre. Anche se ci sono voluti ben 4 anni per dare una risposta a migliaia di lavoratori che nel 2011, prima della riforma previdenziale dell’ex-ministro Fornero, firmarono un accordo con la propria azienda per mettersi in mobilità o iniziarono a versare i contributi volontariamente, in vista della pensione. Una scelta rivelatasi una vera e propria trappola in quanto la riforma ha spostato in avanti l’età del pensionamento, impedendo a questi lavoratori di mettersi a riposo ed esponendoli al rischio di rimanere senza reddito e senza il diritto alla pensione. 
 
Occorre tra l’altro ricordare che a inizio luglio, nella relazione annuale dell’Inps, Tito Boeri non aveva mancato di far notare le sue perplessità sulle salvaguardie invitando il legislatore a introdurre correttivi per evitare il ripetersi del problema. «Le salvaguardie – aveva osservato il presidente dell’istituto di previdenza – hanno eroso fino a un sesto dei risparmi conseguiti dalla riforma del 2011 e pur essendo state introdotte per affrontare situazioni di emergenza sociale, non tengono conto del livello di reddito delle famiglie dei beneficiari: una pensione su 8 vale più di 3 mila euro al mese». 
 
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