Elezioni in Sicilia, mutano i rapporti di forza larghe intese più lontane

Elezioni in Sicilia, mutano i rapporti di forza larghe intese più lontane
di Marco Conti
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Lunedì 6 Novembre 2017, 08:36
Poco più di quattro mesi per trovare l'assetto migliore per vincere le politiche dopo il giro di prova rappresentato dalle elezioni siciliane. Se un effetto il risultato elettorale in Sicilia lo produrrà, sarà nella valutazione che i partiti faranno dell'andamento dei cartelli elettorali messi insieme a sostegno delle candidature di Musumeci e Micari e sulla scelta di correre con una sola lista della sinistra di Fava e dei pentastellati di Cancelleri.

IL SORPASSO
Dopo il voto di ieri, che ha galvanizzato centrodestra e grillini e scatenato nel Pd renziano la voglia di rivincita, i partiti sono in attesa che, con l'approvazione della legge di Bilancio, si consumi al più presto l'ultimo adempimento della legislatura e che il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, sciolga le Camere. In casa Pd il pessimo risultato siciliano era atteso, e il problema della ricerca di «un nuovo inizio» ieri se lo poneva anche il vicesegretario del Pd Maurizio Martina secondo il quale il Pd riconosce «che accanto a noi serve il protagonismo di altre forze e altre energie». L'appello di Martina guarda a coloro che hanno sostenuto Fava e ai quali non è riuscita l'operazione sorpasso ma è andato a segno l'obiettivo di tenere sin dall'inizio Micari fuori dalla battaglia di testa. Il problema della sinistra divisa resta. Renzi punta sul voto utile, ma non gli basterà forse promettere un passo di lato se vorrà recuperare SI e Mdp. L'arrivo di Pietro Grasso, come candidato Mdp, rischia infatti di rendere ancor più complicata la sfida nei collegi, specie nelle regioni rosse. Il relativo contributo dato dai centristi di Alfano apre un problema anche a destra del Pd. Un centrodestra in salute impone infatti un rafforzamento della gamba di centro - magari convincendo Carlo Calenda a rinviare il suo addio alla politica - che eviti smottamenti a destra e in qualche modo compensi la componente laica che Benedetto Della Vedova sta mettendo insieme e che potrebbe avere Emma Bonino come front-woman.

Non ci sono più Bossi e Fini, ma anche questa volta Silvio Berlusconi ha dimostrato straordinarie capacità nel tenere insieme una coalizione che in Sicilia si è mostrata come unico argine al populismo pentastellato. Il profumo della vittoria finale sarà un collante importantissimo perché «ora - come sostiene Mara Carfagna - anche i più scettici si sono finalmente convinti che a primavera possiamo vincere». Ovvio quindi che Berlusconi neghi qualunque intesa con il Pd. L'obiettivo di FI è arrivare prima della Lega e solo dopo valutare, se e in che misura i numeri in Parlamento imporranno alleanze. Il Cavaliere è convinto di ciò che Deborah Bergamini dice apertamente. Ovvero «che la situazione, rispetto a qualche mese fa si è rovesciata» e che eventualmente sarà il Pd a dover decidere se entrare in una maggioranza di governo saldamente nelle mani del centrodestra. Di Maio non è Grillo. Vuole vincere, teme il voto utile contro il Movimento e il problema dei numeri se lo pone. Alleanza preelettorali sono escluse, ma per il dopo il candidato premier M5S ha già dato qualche traccia sostenendo che andrà in Parlamento con i ministri a cercare voti. Significa mettere in conto che arrivare primi non vuol dire avere tutti i numeri. «Paradossalmente molto dipende da Grasso che potrebbe rendere Mdp competitivo e permettere al M5S di strappare collegi in posti insperati» rendendo, dopo il voto, più facile l'alleanza con la sinistra radicale.