L’occasione/ Va ricostruita la credibilità della politica

di Marco Gervasoni
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Lunedì 29 Agosto 2016, 00:07
La realtà riesce ancora a stupire positivamente. Quanti erano pronti a scommettere che, all’enorme disgrazia prodotta dal sisma, il Paese avrebbe risposto in maniera così convinta e fattiva, composta e matura? Non ci siamo meravigliati della solidarietà tra italiani, dell’afflusso degli aiuti e dei volontari. Quasi sempre negli ultimi decenni è stato così, anche, nel 1980, di fronte al disastro in Irpinia, quando pure stavano nascendo al nord tematiche anti-meridionali. L’ennesima dimostrazione che gli italiani, contrariamente ai luoghi comuni, non sono un popolo senza nazione, solo che abbiamo un’idea di patria e un modo di viverla diversa da francesi e da tedeschi.

Quello che sorprende è invece la coesione nella classe politica. In passato non si era ancora cominciato a scavare che le opposizioni aggredivano già il governo, colpevole di poca presenza e scarsa vigilanza, insomma di essere il vero responsabile della catastrofe. Un vizio a cui non erano sfuggiti alcuni esponenti dell’attuale maggior partito di governo, allora all’opposizione, di fronte al sisma dell’Aquila.

In teoria, con la fiducia dei cittadini al minimo storico e con i populismi alle stelle, oggi sarebbe dovuta andare peggio. E invece il Movimento 5 stelle ha recitato questa parte il minimo indispensabile e soprattutto l’opposizione “di sistema”, il centro-destra, per bocca del suo leader Berlusconi ha subito accolto l’invito che, saggiamente, il presidente del consiglio ha lanciato.

Tutto bene allora? Fino a un certo punto. Il clima di concordia può diventare costruttivo se si chiariscono i termini e se la collaborazione per l’emergenza non si trasforma in una politica di piccoli accordi strumentali. Per dirla chiaramente, sarebbe sbagliato ridurre qualcosa di importante come la ricostruzione della “Casa Italia” come l’ha chiamata Renzi, a un do ut des tra il presidente del Consiglio e Berlusconi.

Al contrario la collaborazione dovrebbe porsi perlomeno due obiettivi. Uno, relativo al sisma, fornire certezze, non promettere troppo e assicurare la trasparenza sui costi e sulla rapidità delle opere - punto dolente di tutte le ricostruzioni passate. E magari l’opposizione potrebbe sostenere il governo quando, di fronte a Bruxelles, si tratterà di ottenere un’eccezione al patto di stabilità, per poter investire sui territori colpiti. Il secondo obiettivo, di più lunga durata ma non meno importante e ambizioso, riguarda la ricostruzione della fiducia dei cittadini verso la classe politica. Quindi evitare di ricominciare con le risse continue e adottare un’ottica costituente per ristrutturare le nostre istituzioni, pur nella differenza chiara di compiti tra maggioranza e opposizione.

Il primo banco di prova sarà proprio nel referendum sulla riforma costituzionale. I sostenitori del Sì è bene non presentino questa soluzione come una panacea o peggio ancora come la battaglia finale contro i propri avversari politici, mentre i fautori della tesi contraria non dovrebbero, per dire, denunciare il ddl Boschi come il viatico verso una dittatura. Tra i mille effetti nefasti, il disastro del Lazio e delle Marche ne potrebbe produrre uno virtuoso, far ricostruire, oltre alle macerie reali causate dal sisma, anche quelle metaforiche del sistema politico.
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