Il compromesso/Passo avanti sui diritti (con lacune)

di Massimo Teodori
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- Ultimo aggiornamento: 26 Febbraio, 00:05
Era ora: l’Italia finalmente sta per avere quella legge sulle unioni civili che attendeva da anni per mettersi al passo con l’Europa. Oltre alle aspettative dei molti interessati il provvedimento corrisponde alla richiesta della Corte europea di Strasburgo che aveva richiamato il nostro Paese a sanare la violazione dei diritti umani per il mancato riconoscimento delle coppie gay. La legge, per ora approvata dal Senato, non è certo la migliore, né soddisfa l’esigenza della stepchild adoption, stralciata insieme ai riferimenti diretti al matrimonio e all’obbligo della fedeltà previsto dal codice civile per le coppie sposate. Ma una legge imperfetta è comunque meglio della mancanza di una legge, come era fin qui la situazione italiana per l’ostruzionismo delle forze illiberali che hanno bloccato negli anni tutte le proposte di legge avanzate dal centro, dalla sinistra e dalla destra. È inutile disquisire se questo provvedimento è più di sinistra o di destra, e se ha vinto chi lo voleva “più avanzato” o “più arretrato”. In una nazione non prigioniera della chiacchiera politica, le leggi che davvero incidono sulla vita dei cittadini non sono né di destra né di sinistra.

 
Perché la differenza è costituita dall’esistenza o meno di norme che corrispondono agli interessi delle persone, non importa se maggioranza o minoranza. In materia di rapporti personali, come la nascita, la morte e il sesso, l’autorità pubblica deve rispettare le libertà individuali nel massimo delle garanzie istituzionali, senza pretendere di imporre la morale di Stato uguale per tutti, credenti o non credenti. Questa è la visione liberale del rapporto tra individui e Stato. L’itinerario parlamentare delle unioni civili è stato alquanto maldestro.

Il Partito democratico ha presentato un progetto di legge claudicante, ha avuto continui ripensamenti, e ha messo in atto uno strappo finale per l’approvazione. I partner cattolici di governo per raggiungere i loro obiettivi hanno usato un linguaggio infelice – “contro natura” - non compatibile con una convivenza civile. I grillini hanno preferito la strategia dello sgambetto politico al contributo per migliorare la legge. Le opposizioni di tutti i colori hanno ignorato il merito della legge guardando piuttosto alle convenienze politiche per contrastare la maggioranza. E i senatori che hanno invocato il voto segreto hanno dato il pessimo spettacolo di chi per esprimere le proprie idee vuole ricorrere a manovre nell’ombra. Alla fine il merito dell’approvazione va tutto al presidente del consiglio Renzi che ha superato le ambiguità del suo e degli altri partiti imponendo un voto di fiducia che in teoria non doveva essere lo strumento per far passare un provvedimento sui diritti individuali.

Nella criticata prima Repubblica, leggi dello stesso tenore come il divorzio e l’aborto furono approvate senza i vincoli di schieramento di maggioranza e di governo, come dovrebbe sempre accadere su questioni con implicazioni morali.
Rimane in sospeso il vuoto dell’adozione in una coppia omosessuale del figlio di uno dei partner. La questione va regolata bene e subito. Non già con una norma specifica riguardante i gay, bensì nel più ampio quadro di una nuova disciplina dell’adozione per tutte le coppie, eterosessuali e omosessuali. Sarebbe ora di farla finita con il calvario che devono subire in Italia e all’estero le persone generose che intendono adottare un bambino con un’azione che dovrebbe giovare, oltre che ai singoli, anche alla comunità nazionale in grave crisi demografica. Ci auguriamo che il parlamento su questo, come su tanti altri urgenti problemi riguardanti la vita dei cittadini, sia all’altezza di una moderna democrazia europea. Altrimenti sarà ancora una volta la magistratura a compiere quella supplenza legislativa che inevitabilmente si colora di discrezionalità. 
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