De Magistris nella bufera: «Si dimettano i giudici di Why not, io vado avanti». L'Anm: «Parole offensive e inaccettabili»

De Magistris nella bufera: «Si dimettano i giudici di Why not, io vado avanti». L'Anm: «Parole offensive e inaccettabili»
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Venerdì 26 Settembre 2014, 11:43 - Ultimo aggiornamento: 27 Settembre, 17:34

Mi chiedono di dimettermi per questa condanna, ma guardandosi allo specchio e provando vergogna devono dimettersi quei giudici (della sentenza ndr)»: Così in consiglio comunale il sindaco Luigi De Magistris dopo giorni dopo la condanna a Roma per la vicenda delle utenze di alcuni parlamentari acquisite senza autorizzazione nel 2006, quando era pubblico ministero a Catanzaro e titolare dell'inchiesta denominata "Why not". «Sono fiducioso che questa esperienza di governo possa andare avanti fino al 2016».

«Una sentenza che giuridicamente fa acqua da tutte le parti», sostiene De Magistris. «Le sentenze devono essere rispettate, ma le sentenze vanno anche raccontate», aggiunge.

«A breve sarò giudicato dalla Corte d'Appello e questa sentenza gravissima sarà riformata», è sicuro il sindaco. «Sono convinto - continua - che i magistrati in appello riformeranno la sentenza».

«Vorrebbero applicare per me la sospensione breve, in base alla legge Severino, un ex ministro della Giustizia che guarda caso è difensore della mia controparte nel processo a Roma. E la norma è stata approvata mentre il processo era in corso», aggiunge De Magistris.

«Quando si alza il tiro e non ci si piega, l'artiglieria pesante diventa più pericolosa. Noi non abbiamo armi ma sappiamo resistere e resisteremo. Sono assolutamente fiducioso che questa esperienza arriverà fino alla fine, al 2016. La nostra esperienza non è solo Napoli ma va ben oltre e la porteremo fino alla fine», continua Magistris.

«Avverto intatta la mia forza, ma anche un'energia più forte», prosegue il sindaco di Napoli. «Chiedo a chi ha la forza di andare avanti, a chi vuole giustizia e non legalità formale di mettercela tutta. Quando il quadro appare così confuso appare anche più chiaro chi sta lavorando per mettere le mani sulla città. Quello che dobbiamo fare è far capire ai nostri cittadini che la posta in gioco è alta, al di là di ogni distinguo». «Non credo che si possa cancellare questa esperienza a colpi di formalismi giuridici di norme», conclude.

«Siamo di fronte a uno Stato profondamente corrotto», sostiene poi De Magistris, ribadendo di essere «uomo delle istituzioni» e di non volersi «far trascinare» a perdere tale fiducia. «Le istituzioni sapranno riparare a queste violazioni di legge», ripete.

«Chi ha contribuito a strapparmi la toga in un processo disciplinare pazzo davanti al Consiglio superiore della magistratura era Nicola Mancino», dice ancora De Magistris, sottolineando che «quel Nicola Mancino oggi è coinvolto in uno dei processi più gravi della storia della Repubblica italiana quale è la trattativa Stato-mafia, in cui anche il presidente della Repubblica dovrà, per volontà di un tribunale, andare a testimoniare».

La sentenza di condanna, un anno e tre mesi di reclusione con sospensione condizionale, beneficio che fa decadere anche l'interdizione dai pubblici uffici per un anno, è stata emessa dalla X sezione del tribunale di Roma presieduta da Rosanna Ianniello ed è stata estesa nella stessa misura anche a Gioacchino Genchi, consulente informatico di De Magistris all'epoca dei fatti.

La condanna nei confronti dell'ex magistrato è stata emessa malgrado la richiesta di assoluzione fatta dal pm Roberto Felici, il quale aveva sollecitato la condanna solo per Genchi. I due imputati dovevano rispondere di abuso d'ufficio per aver acquisito utenze senza autorizzazioni di vari parlamentari tra i quali di Romano Prodi, Francesco Rutelli, Clemente Mastella, Marco Minniti e Antonio Gentile.

«La mia vita è sconvolta, ho subito la peggiore delle ingiustizie. Sono profondamente addolorato per aver ricevuto una condanna per fatti insussistenti. Ma rifarei tutto, e non cederò alla tentazione di perdere completamente la fiducia nello Stato», aveva commentato a caldo De Magistris. «In Italia, credo, non esistano condanne per abuso di ufficio non patrimoniale - aveva aggiunto il sindaco di Napoli -. Sono stato condannato per avere acquisito tabulati di alcuni parlamentari, pur non essendoci alcuna prova che potessi sapere che si trattasse di utenze a loro riconducibili. Prima mi hanno strappato la toga, con un processo disciplinare assurdo e clamoroso, perché ho fatto esclusivamente il mio dovere, dedicando la mia vita alla magistratura, ed ora mi condannano, a distanza di anni, per aver svolto indagini doverose su fatti gravissimi riconducibili anche ad esponenti politici».

«Nel corso della requisitoria, il rappresentante dell'accusa aveva sostenuto che, pur essendo stato De Magistris a dare "carta bianca" al suo consulente tecnico indagando sui contatti trovati nell'agenda di un imprenditore indagato, Antonio Saladino, fu Genchi a trasformarsi in "dominus" dell'inchiesta e a disporre non solo i decreti di acquisizione degli atti, ma anche a scegliere i nominativi dei parlamentari i cui tabulati telefonici dovevano essere acquisiti. Insomma, per il pm Felici «una violazione e una indebita intrusione nella vita privata» dei parlamentari. Argomentazione, quest'ultima, accolta dal tribunale di Roma che ha ritenuto di estendere anche a De Magistris le responsabilità attribuite a Genchi.

«La sentenza emessa oggi dal tribunale di Roma rende piena giustizia agli uomini politici tra i quali Francesco Rutelli e Clemente Mastella», hanno affermato gli avvocati Titta e Nicola Madia oltre a Cristina Calamari, legali di parte civile per conto di Rutelli e di Mastella. «La grave violazione delle prerogative dei parlamentari in questione - hanno aggiunto - determinò una violentissima campagna di stampa contro il governo all'epoca in carica». «Nulla mai potrà ripagarmi. Quell' indagine condotta in maniera illegale è stata all'origine di tutte le mie difficoltà sul piano umano e sul piano politico», è statro il commento di Mastella.

Grasso «La legge Severino è una legge che va applicata, è stata già applicata anche ad altri sindaci. Penso sia inevitabile che sia applicata», commenta il presidente del Senato, Pietro Grasso. «Poi naturalmente ci sarà il seguito dell'appello, dell'impugnazione che potrà eventualmente dare un contorno definitivo alla vicenda».

Il prefetto «Non voglio essere sgarbato. Capirete che è un tema molto delicato». Così il prefetto di Napoli, Francesco Musolino, interpellato dai giornalisti in merito alla vicenda di De Magistris. «Non posso dire nulla, stiamo aspettando la trasmissione della sentenza». Dopo di che, gli chiedono, sarà automatica la sospensione in base alla legge Severino? Musolino non risponde, saluta e si allontana.

Marino «Credo che ognuno debba fare le proprie valutazioni personali. Io davvero non mi sento di offrire un giudizio anche perchè con Luigi c'è sempre stato un rapporto personale già quando ero parlamentare. Non conosco la documentazione e non sono un magistrato, quindi non sono nelle condizioni di poter esprimere un giudizio». Così il sindaco di Roma, Ignazio Marino, a margine di un evento a Settecamini.

Forza Italia «Siamo garantisti e per noi anche De Magistris sarà colpevole solo dopo i tre gradi di giudizio, ma c'è la legge Severino, che è inequivoca, e che va applicata anche a Napoli, come lo è stata in altre parti d'Italia». Questa la posizione di Forza Italia sulla condanna di De Magistris.

Ncd «Il penoso epilogo della parabola di Luigi De Magistris è la dimostrazione di come il giustizialismo sia nemico della legalità e di come la fine inevitabile dei giustizialisti sia quella di rifiutare la giustizia e negare la legge. Salvo esultare quando la vedono applicata ai loro avversari». Lo dichiara Gaetano Quagliariello, coordinatore nazionale del Nuovo Centrodestra.

M5s «Conoscendo De Magistris dico che il pm avrebbe suggerito a un politico che si trovasse nella sua condizione di dimettersi e di aspettare magari il giudizio di secondo grado». Così il presidente della Commissione di Vigilanza sulla Rai Roberto Fico (M5S). «L' interpretazione della legge Severino metterà fine a questa vicenda - ha aggiunto Fico - ma intanto il giudizio politico sul De Magistris politico resta negativo. Napoli non è cambiata in niente e le sue promesse elettorali si sono rivelate scatole vuote».

Anm L'Associazione nazionale magistrati «giudica gravi e offensive le dichiarazioni rese dal sindaco di Napoli Luigi De Magistris nei confronti dei giudici del Tribunale di Roma in relazione alla sentenza emessa nei suoi confronti». Parole «tanto più inaccettabili - sottolinea l'Anm - poiché provenienti da un uomo delle istituzioni».