Crescita lenta, il governo punta tutto su riforme e più flessibilità

Crescita lenta, il governo punta tutto su riforme e più flessibilità
di Giusy Franzese
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Lunedì 26 Settembre 2016, 07:57 - Ultimo aggiornamento: 27 Settembre, 18:11


ROMA Il governo si dovrebbe prendere ancora un'intera giornata per fare i conti e le simulazioni, per capire se davvero l'asticella della crescita del Pil, con la spinta delle riforme e delle misure che si metteranno in campo, ha possibilità di posizionarsi sopra l'1%. Di certo a bocce ferme siamo sotto: +0,8% o al massimo +0,9% quest'anno, ancora più giù (+0,7%) il prossimo. Il velo sulle cifre dovrebbe cadere domani (secondo fonti autorevoli l'argomento non sarà sul tavolo della riunione di oggi che si concentrerà sulla data del referendum costituzionale) con il varo della nota di aggiornamento al Def.

La crescita più bassa (l'ultima previsione governativa era +1,2% quest'anno e 1,4% nel 2017) comporterà ovviamente una revisione anche di tutti gli altri indicatori della salute dei conti pubblici, a partire dal rapporto deficit/Pil che dovrebbe attestarsi al 2,4%/2,5% quest'anno e al 2%/2,1% nel 2017. Il nuovo quadro macro-economico sarà il punto di partenza per la manovra 2017 da varare a metà ottobre. In questo contesto è chiaro che l'esito della battaglia sui margini di flessibilità con Bruxelles è determinante. Il governo intende giocarla fino in fondo. «La flessibilità ce la siamo guadagnata perché il nostro piano di riforme era positivo» ha ribadito ieri il ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda nel corso dell«Intervista» di Maria Latella su Sky. La flessibilità valeva solo per un anno? Non spetta all'Ecofin decidere, «non ne ha il potere» insiste Calenda. E comunque - aggiunge - è una posizione «sbagliata; servono più anni» perché le riforme «impattano nel tempo». Non conta - spiega ancora il ministro - solo «la dimensione del deficit/pil, costantemente in diminuzione, ma anche la qualità delle misure, i progetti sul medio e lungo periodo perché non ci sono ricette facili nel breve».

LA VOLATA FINALE
Ma quella che inizia oggi non è solo la settimana decisiva per il Def e l'aggiornamento dei conti pubblici. Anche il tavolo tra sindacati e governo sulle modifiche al sistema pensionistico dovrebbe arrivare a fine lavori. Domani è prevista una nuova riunione tra i segretari generali di Cgil Cisl e Uil, il ministro del Welfare Giuliano Poletti e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Tommaso Nannicini. E se i capitoli sono ormai definiti - Ape (anticipo pensionistico), lavoratori precoci, ricongiunzione gratuita, bonus alle pensioni basse con l'allargamento della platea che riceve la quattordicesima - resta da stabilire la cifra a disposizione. Il governo finora ha messo sul tavolo circa due miliardi complessivamente, i sindacati chiedono un maggiore sforzo per ulteriori 500 milioni di euro. L'aggiornamento del quadro macro con il Def aiuterà a capire anche se ci sono margini per rendere il piatto più ricco.

Finora per l'Ape (la possibilità di andare in pensione anticipata con una penalizzazione concessa ai lavoratori che hanno 63 anni, ai quali , quindi, mancano meno di 3 anni e sette mesi dall'età di vecchiaia) sarebbero disponibili 500 milioni di euro. Il meccanismo si basa su un prestito delle banche che poi il lavoratore dovrà restituire in 20 anni: tra interessi sulle rate e penalizzazione per alcune categorie si arriverebbe a tagli dell'assegno anche del 25%. Nessun costo invece per la versione Ape social destinata a disoccupati, a chi assiste familiari disabili e ad alcune categorie con lavori faticosi e rischiosi come gli operai edili.

IL NODO
Più spinoso il capitolo dei lavoratori precoci ai quali concedere un ulteriore sconto sui tempi per andare in pensione (si parla di tre mesi ogni anno di lavoro prima della maggiore età): sul tavolo il governo, che vorrebbe circoscrivere la platea a chi ha cominciato a lavorare prima dei 16 anni di età, mette 600 milioni. I sindacati chiedono di più in modo da poter allargare la platea a chi ha iniziato a lavorare prima dei 18 anni. Sul tavolo anche l'allargamento delle quattordicesime (altri 600 milioni sul piatto) e della no tax area per i pensionati (250 milioni), lavori usuranti e ricongiunzioni gratuite (100 milioni ciascuno).

Sempre martedì si riaccendono i fari anche sul rinnovo dei contratti dei dipendenti pubblici, fermi da sette anni: è in programma la riunione degli esecutivi unitari delle categorie di Cgil Cisl e Uil per definire un percorso comune in vista dell'apertura della trattativa con il governo.