Lella Golfo: «Chiediamo rispetto non protezione»

Lella Golfo: «Chiediamo rispetto non protezione»
2 Minuti di Lettura
Giovedì 4 Febbraio 2016, 11:48 - Ultimo aggiornamento: 11:50
Con la Fondazione Marisa Bellisario ho aderito immediatamente all'appello di Maria Latella e del Messaggero #tutteacolonia e l'ho letto come l'idea intelligente e provocatoria di una giornalista che è prima di tutto una donna. La notizia dei fatti di Colonia ha atterrito tutto il mondo. C'è la componente umana e personale: una, tante, troppe donne che non potranno più trascorrere un Capodanno senza ricordarlo come l'anniversario del loro stupro. C'è la componente sociale che rende ancora più scottante il tema dell'immigrazione e rischia, in tutta Europa, di soffiare sul fuoco sempre vigile del razzismo. E, infine, c'è quella che per me è una delle componenti più importanti su cui dovrà dirigersi la nostra battaglia nei prossimi anni: la cultura, il sentire comune, l'educazione.

Perché la rabbia, l'indignazione, l'incredulità e l'orrore per quanto è accaduto quella terribile notte non può cancellare o assolverci da una seria riflessione su quanto ancora dobbiamo fare sulla parità di genere. Le donne ai vertici, in Italia come in tutta Europa, sono sempre di più. Si parla di empowerment femminile e poi nel Paese della cancelliera di ferro, una donna non può girare per strada di sera senza temere un'aggressione.

Le Nazioni Unite stimano che il 35% delle donne in tutto il mondo abbia subìto violenze dal compagno o da altri. Significa che magari abbiamo conquistato una bella fetta di potere ma non ancora la libertà. La libertà di girare per strada di notte, di mettere anche una minigonna e di non aver paura. E allora tutte a Colonia per gridare che quella libertà ci spetta di diritto. A Colonia non per chiedere più controlli o sicurezza ma per affermare con forza che non siamo il “sesso debole” e non abbiamo bisogno di protezione ma di rispetto. A Colonia per cambiare.

Lella Golfo
(Fondazione Bellisario)