Cnel, tutti contro tutti: la guerra di Napoleone

Cnel, tutti contro tutti: la guerra di Napoleone
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Domenica 26 Febbraio 2017, 09:47 - Ultimo aggiornamento: 27 Febbraio, 10:56
Guerra aperta dentro il Cnel. Fioccano accuse e denunce. Il presidente facente funzioni, Delio Napoleone, si è messo in testa di cacciare il segretario generale Franco Massi che sarebbe pronto da parte sua a formalizzare una denuncia alla Procura di Roma e alla Procura della Corte dei conti. Il reato ipotizzato la dice lunga sul livello che ha raggiunto lo scontro: usurpazione di funzioni pubbliche (nei confronti del segretario generale) e omissione di atti dovuti. Questo, mentre la Procura della Corte dei conti sta inviando al presidente e al vice presidente un «invito a dedurre» - equivalente all'avviso di garanzia - per la mancata restituzione all'erario delle diarie che sarebbero state indebitamente percepite nel 2012. Dire insomma che volano gli stracci è quantomeno riduttivo.

LA STORIA
Napoleone ha 70 anni e vive a Pescara. È il personaggio chiave di una vicenda che sconfina nello psicodramma. È un imprenditore ma la sua azienda principale, la Napolplast, che produceva saracinesche, un bel giorno le ha abbassate per sempre. Con piglio pari al suo nome, Napoleone si è messo in testa di esautorare il segretario generale perché - si legge nel verbale dell'ultima assemblea, il 21 febbraio scorso - «è venuto meno il rapporto fiduciario». A Villa Lubin, Napoleone fino a qualche tempo fa si vedeva poco. Quando arriva, scende dal pullman, sale a piedi la salita di villa Borghese. Per lui e per i 22 consiglieri rimasti (su 64 originari) non sono previsti rimborsi (almeno per il momento).

PALAZZO CHIGI
La vittoria del «No», il 4 dicembre scorso, si è tramutata nel referendum che ti allunga la vita. Finiti i trenini dei festeggiamenti, tutto è rimasto come prima. Ma l'ostinata sopravvivenza dell'ente inutile, che a parole tutti vorrebbero eliminare, è diventato un caso che la stessa Presidenza del Consiglio non è grado di risolvere. Servirebbe un accordo con il Quirinale, «una concertazione ai massimi livelli», si spiega dietro le quinte. Ma in queste settimane con tutto ciò che bolle in pentola c'è altro a cui pensare. Si era pensato anche al commissariamento, ma non è mai successo nella storia dell'Italia repubblicana che un organo ausiliario del Parlamento e del governo - come la Corte dei conti e il Consiglio di Stato, che con il Cnel hanno in comune l'autonomia organizzativa e di bilancio - sia commissariato. «Si verrebbe a creare un precedente pericoloso, si fa notare.

Il 7 febbraio scorso, Napoleone è sceso dalla solita corriera regionale e ha convocato il segretario generale per licenziarlo. Anche se l'Avvocatura generale dello Stato nel 2016 aveva dato un parere diverso. Ma tant'è. il presidente è andato avanti: ha fatto votare il progetto di ddl di autoriforma dell'Ente a 15, lui compreso, dei 22 giapponesi superstiti. Una riforma che aprirebbe le porte del nuovo Cnel all'Anci, l'Associazione nazionale dei comuni italiani, all'Upi, l'Unione delle province italiane (altri enti in via di estinzione) e alle regioni che avrebbero così un loro rappresentante a Villa Lubin. Tutti a titolo gratuito? Una nuova forma di volontariato oppure, come molti sostengono, verranno ripristinati i rimborsi?

Cisl e Uil hanno ritirato i loro consiglieri. Idem Confcommercio e Confindustria che ha scaricato già da tempo il presidente. Cgil e Uil sono andate oltre: hanno preso le distanze dalla riforma ritenendo la consiliatura finita. Governo e Parlamento vorrebbero staccare la spina. Ci sono leggi e leggine già incardinate per passare il colpo di spugna. Servirebbero 4 votazioni e una maggioranza qualificata. Troppo.

L'INCANTESIMO
Intanto Napoleone, dicevamo, non si ferma. Il Collegio dei revisori ha stigmatizzato il suo comportamento. Ma lui, il presidente, rilancia. Il vice presidente Gian Paolo Gualaccini, vicino alla Compagnia delle Opere, è il suo pasdaran. Lo segue a ruota. Alessandra Del Boca, consigliere di nomina presidenziale, ammette di provare un certo imbarazzo per la strana coppia che ha preso il timone del Cnel facendone una nave pirata. Una funzione l'Ente in realtà potrebbe ancora averla. «L' archivio dei contratti - ricorda la Del Boca - è l'unico direttamente accessibile al pubblico. Contiene la contrattazione collettiva italiana dal 1947, la certificazione della rappresentanza e la valutazione sui servizi della Pubblica amministrazione a cittadini e imprese, l'analisi del mercato del lavoro: il governo ha più che mai bisogno di una interlocuzione indipendente con la società civile».
Tenerlo in piedi costa sette milioni l'anno, 5 per gli stipendi dei dipendenti e 2 per la manutenzione della Villa, «lo 0,0003% del bilancio pubblico». E i dipendenti? Per alcuni la scrivania è diventata una sine cura, altri si ingegnano tutti i giorni per aggiornare il sito ma anche sfuggire ai giornalisti che li rincorrono sullo scalone con la stessa domanda: «Lei si sente utile?». E lo stillicidio continua.