Clandestinità, Renzi frena: inopportuno depenalizzare ora

Clandestinità, Renzi frena: inopportuno depenalizzare ora
di Marco Conti
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Sabato 9 Gennaio 2016, 13:12 - Ultimo aggiornamento: 13:16
«Gira che ti rigira vengono fuori solo ”papocchi” giuridicamente insostenibili». Due ore di vertice a palazzo Chigi tra Renzi, i capigruppo Zanda e Rosato e il ministro Boschi. Due ore a discutere dell'agenda parlamentare che alla ripresa si annuncia molto fitta, e di unioni civili con proposte di mediazioni sulla ”stepchild adoption”, che - per dirla con uno dei presenti - «non stanno in piedi e rischiano di far perdere senso all'intera riforma». Frenata tattica sulle unioni civili come sulla cancellazione del reato di clandestinità, argomento che sta molto a cuore al Guardasigilli Orlando e a coloro che indagano sui traffici di migranti.

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Ma se sulle unioni civili il calendario delle aule parlamentari non subirà variazioni, sull'abolizione del reato di clandestinità per decreto, si prende tempo. «La logica vorrebbe la depenalizzazione, così come chiedono gli inquirenti - spiega un parlamentare vicino al presidente del Consiglio - ma poiché quando si parla di sicurezza l'elemento psicologico e di percezione è molto importante, serve un'approfondimento».
«Opportunità politica», si sostiene a palazzo Chigi rimandando la valutazione ad una riunione che si terrà la prossima settimana. Una cautela che si spiega anche con la volontà di non urtare troppo la sensibilità dell'alleato centrista, e di Angelino Alfano, a ridosso del voto sulle riforme costituzionali e sulle unioni civili. Ad influire sullo slittamento anche i recenti fatti di Colonia che stanno mettendo in seria difficoltà il governo tedesco e l'intera politica sull'immigrazione immaginata a Bruxelles dalla commissione europea.

Presa di distanza tattica quella sulle unioni civili. Ieri pomeriggio il presidente del Consiglio ha atteso i report dei suoi due capigruppo Zanda e Rosato e del ministro Boschi prima di sostenere che sull'adozione del bimbo del partner di coppia omosessuale sarà il Parlamento a decidere, con piena libertà di coscienza.

QUARTO
«Sapete come la penso, ma la legge non appartiene al programma di governo e su questo tema ciascuno ha diritto di dire la sua, in piena libertà. Importante è però che la legge ci sia». Il cerino passa quindi al capogruppo Zanda che la prossima settimana riunirà il gruppo a palazzo Madama proprio per discutere della faccenda. Zanda dovrà cercare di contenere i mugugni di merito e quelli politici o personali. Compito non facile, visto che all'appello mancano ancora una ventina di voti del Pd e che i centristi si sono già chiamati fuori. Contare - nel segreto dell'urna - sui voti pentastellati è un azzardo divenuto, negli ultimi giorni, ancor più complicato. Gli incessanti attacchi del Pd sulla vicenda di Quarto e delle infiltrazioni camorristiche nel consiglio comunale a guida pentastellata pesano. Come contano, nel dibattito interno al Movimento, le accuse di ”intese con il Pd” del professor Becchi.
Per disinnescare ogni possibile mina e sterilizzare il dibattito da possibili effetti politici, Renzi evita di coinvolgere il partito e il governo, lasciando ad ognuno piena libertà di coscienza nella convinzione che per far passare le unioni civili occorre una maggioranza molto trasversale. In quest'ottica si comprende anche il rinvio della riunione della direzione del Pd prevista per il 18 del mese. Le elezioni amministrative dovevano essere l'argomento in agenda, ma l'incontro sarebbe avvenuto troppo a ridosso del voto d'aula con il rischio di alimentare una contrapposizione all'interno della maggioranza e dello stesso Pd.

ADULTO
D'altra parte sottrarre il dibattito allo scontro ideologico e partitico ha per il presidente del Consiglio anche il vantaggio di evitare il rischio di uno scontro con la Chiesa e con una Conferenza episcopale molto diversa da quella che organizzò, in pieno governo Prodi, il family-day. Oltretevere non sono mancate le prese di posizione contrarie ma la Chiesa del «chi sono io per giudicare» di papa Francesco permette ampi spazi ad un premier cattolico-praticante e che da quando è a palazzo Chigi non si sente un ”cattolico adulto” alla Prodi ma ”un cattolico democratico”.