Cancellieri: «Giulia Ligresti poteva suicidarsi, non mi dimetto». Letta il ministro chiarirà ogni dubbio

Annamaria Cancellieri
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Sabato 2 Novembre 2013, 12:33 - Ultimo aggiornamento: 3 Novembre, 16:01

Lo rifarei, certo che lo rifarei. Lo ha detto il ministro della Giustizia Annamaria Cancellieri rispondendo ai giornalisti che le chiedevano se si fosse pentita della telefonata con la compagna di Salvatore Ligresti e ribadendo che non ha intenzione di dimettersi. «Io ho la responsabilità delle carceri e sono intervenuta con il Dap dicendo attenzione che Giulia Ligresti potrebbe compiere gesti inconsulti. State attenti», ha aggiunto.

«Il governo ha voluto che il chiarimento in Parlamento avvenisse immediatamente perché non devono esserci zone d'ombra. Siamo sicuri che il ministro fugherà ogni dubbio». Così Palazzo Chigi, in una nota, interviene intanto sul caso Cancellieri. «Siamo sicuri - sostiene Palazzo Chigi in una nota - che le argomentazioni che il ministro Cancellieri svilupperà convinceranno le Camere e fugheranno ogni dubbio. Le parole del procuratore Caselli hanno peraltro già dato un fondamentale contributo di chiarezza».

Un ministro della Repubblica ha «il dovere di osservare le leggi dello Stato senza cedimenti e

tentennamenti, ma credo che abbia anche il diritto di essere un essere umano», ha proseguito Cancellieri oggi a Chianciano al termine del suo intervento al congresso dei Radicali. «Non vi racconto della mia questione perché la spiegherò davanti al Parlamento», ha osservato il guardasigilli. Ma, ha aggiunto, «vi dico solo che voglio vivere in un paese libero, voglio vivere in un paese che sia libero, dove l'onesta personale sia un patrimonio condiviso».

«Mi sono spesa per una persona anoressica che ha dei bambini piccoli. Se vuole le porto l'elenco di altri 110 casi simili...», ha insistito il ministro.

Cancellieri è tornata quindi a difendersi dopo l'intervento del ministro nella vicenda che ha poi portato alla concessione dei domiciliari a Giulia Ligresti, arrestata nell'ambito dell'inchiesta sulla compagnia assicurativa Fonsai, ma lo scontro sul caso cresce. Il Pd ha chiesto un chiarimento subito in Parlamento, mentre il M5s ha già presentato una mozione di sfiducia. Il ministro martedì alle 16 riferirà prima in Senato e poi alla Camera sulla vicenda «pronta - ha sottolineato - a rispondere a ogni domanda».

«Se Giulia Ligresti si fosse uccisa io non sarei stata responsabile?», si è chiesta davanti ai giornalisti il ministro parlando ancora delle polemiche sul suo intervento presso il Dap a favore della figlia del costruttore. «Io ho la responsabilità dei detenuti - ha ricordato il ministro - ho fatto oltre cento interventi per persone che ho incontrato nel corso delle mie visite in carcere o i cui i familiari si sono rivolti a me anche solo tramite una e-mail».

«Io non sono mai entrata nella professione e nella professionalità di mio figlio, che nel suo lavoro è bravissimo», ha detto ancora il ministro rispondendo ai giornalisti. «Chi lo ha detto... Giulia Ligresti...», ha poi aggiunto a chi la interpellava sui commenti negativi della figlia di Ligresti in merito alla professionalità del figlio, che è stato per pochi mesi direttore generare di Fonsai ed è poi uscito con un buonuscita di oltre 3 milioni di euro. Infine, a proposito della buonuscita presa da Fonsai, ha aggiunto «se a lei facessero firmare un contratto che le dà diritto ad una buonuscita qualora dovesse andarsene, lei lo firmerebbe?» ha detto Cancellieri rivolgendosi a un giornalista.

«Non siamo tutti uguali davanti alla legge? Certo! Non ci sono detenuti di serie A e serie B. Dobbiamo lottare per migliorare il sistema carcerario, ma queste cose non aiutano», aveva detto al Tg1 il ministro. «Sono serenissima e tranquilla, pronta a rispondere a qualunque domanda. Il mio è stato un intervento umanitario, mosso da un detenuto che poteva morire. Se fosse morta cosa sarebbe accaduto?», ha sottolineato ancora Cancellieri.

«Sono intervenuta in almeno 110 casi, segnalando al Dipartimento di amministrazione penitenziaria casi analoghi a quello di Giulia Ligresti, cioè casi di detenuti per i quali c'erano questioni particolarmente delicate di salute o motivi umanitari», aveva già detto il ministro a TMNews, specificando di essere intervenuta presso il Dap anche «con note scritte di mio pugno per segnalare situazioni particolarmente delicate dal punto di vista sanitario o umanitario». Quello di Giulia Ligresti quindi, per il titolare della Giustizia non è un caso eccezionale, e il ministro Cancellieri è più che «serena».

«Ribatterò punto su punto alle inesattezze e alle falsità dette e scritte su di me in questi giorni», aveva assicurato in precedenza il ministro della Giustizia, che ha partecipato questa mattina alla commemorazione dei caduti del Dap. Il responsabili di via Arenula avrebbe già acquisito tutti gli interventi che sono stati svolti di persona, per telefono o per iscritto rispetto a segnalazioni arrivate da parenti, da autorità, da semplici cittadini su condizione critiche di detenuti. Si tratterebbe di decine e decine di casi, in cui ci si è mossi per verificare, aiutare, risolvere. Ribaltando il concetto, il ministro si chiede: «Cosa sarebbe successo se fosse capitato qualcosa e io pur essendone a conoscenza non fossi intervenuta? Inoltre, tutte le strutture, su segnalazione dei parenti, autonomamente, erano venute a conoscenza del caso di Giulia Ligresti e si erano già messe in moto».

Grillo all'attacco. Il ministro della Giustizia non si dimetterà, prevede il leader del Movimento 5 stelle, «fa parte del mondo di banchieri, politici, finanzieri che è come una foresta pietrificata» (continua a leggere).

Il Pd: serve chiarezza e trasparenza. «Il ministro Cancellieri oggi, nel corso di un intervista al Tg1, afferma "che certe cose non aiutano". Probabilmente si riferiva alle reazioni provocate dalla sua telefonata. Noi siamo i primi a non accettare facili strumentalizzazioni della vicenda ma, allo stesso modo, non ne consentiamo una sua minimizzazioni - afferma - Danilo Leva, responsabile Giustizia del Pd -. Le carceri sono piene di migliaia di persone, poveri Cristi, che non hanno il numero di cellulare del ministro o di altri parlamentari da poter chiamare. Per loro e per i loro familiari c’è bisogno di chiarezza e trasparenza. Il passaggio alle Camere è necessario proprio per tutelare la credibilità delle Istituzioni che tutti insieme rappresentiamo».

«Inutile tergiversare, il ministro Cancellieri deve dimettersi e in più serve chiarezza sulle responsabilità della rete di persone che ha permesso questa liberazione ad personam ovvero i due magistrati del DAP e gli operatori carcerari. Stefano Cucchi è morto per denutrizione ma non essendo figlio di qualcuno...», scrive su Facebook Riccardo Nuti, deputato del Movimento 5 Stelle, a proposito del caso Ligresti.

Cicchitto. «A parte i giochi strumentali di chi cerca di servirsi di questa vicenda per tentare di far cadere il governo, c'è anche un parossismo giustizialista con il quale bisogna fare esplictamente i conti. Leggiamo che alcuni esponenti del Pd imputano alla Cancellieri l'amicizia con la famiglia Ligresti e un colloquio con la moglie di Ligresti che piangeva per gli arresti: sembra che costoro ci vogliano far vivere in Urss». Lo dichiara Fabrizio Cicchitto del Pdl.

«Brava Cancellieri, parola sante! Ma la libertà di essere trattati come esseri umani deve essere garantita a tutti i politici e a tutti i cittadini». Lo afferma Daniela Santanchè del Pdl.

Cancellieri non deve dimettersi ora, ma farlo se non sarà convincente quando in Parlamento parlerà del suo interessamento al caso di Giulia Ligresti. Di questo è convinto il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni. Alla domanda dei giornalisti se il ministro debba lasciare l'incarico Maroni ha risposto: «No, deve venire in Parlamento a riferire e se non è convincente sì. Ma io non esprimo giudizi a priori. Prima voglio sentire le ragioni della sua difesa, dopodichè valuteremo».

«Improntitudine. E indignazione. Sono i due risvolti della medaglia del caso Cancellieri: da una parte la faccia tosta di un ministro che mobilita il potere di cui dispone per aiutare chi conosce a dispetto di tanti altri carcerati che non vantano amicizie tra i membri del governo; dall'altra il disgusto popolare per l'ennesima dimostrazione di una vera e propria casta che non perde il vizio di farsi gli affari suoi», scrive Francesco Storace, sul Giornale d'Italia, chiedendo le dimissioni del ministro.

Avvenire difende il ministro. Non c'è solo il caso di Giulia Ligresti, fra quelli ai quali il ministro si è interessata nei mesi scorsi «per motivi umanitari». Lo scrive oggi il quotidiano Avvenire, che ha potuto visionare alcuni appelli giunti al dicastero di via Arenula e presi in considerazione dal Guardasigilli attraverso il Dap (Dipartimento per l'Amministrazione Penitenziaria). Fra questi, c'è «la lettera scritta da R., campano 48enne "allocato in una casa lavoro" dell'Emilia Romagna in procinto di essere trasferito a Favignana, nel Trapanese, "difficilmente raggiungibile dai familiari, che risiedono in Campania". Per evitarlo, il detenuto attua uno sciopero della fame, rifiuta di assumere medicine e scrive al ministro. A metà agosto R. viene trasferito in una casa lavoro in Abruzzo, più vicina alla sua

famiglia».

C'è anche, prosegue l'articolo, «la toccante raccomandata di A., moglie di un recluso pugliese (fine pena 2016). La signora comunica di aver inoltrato richiesta di grazia al capo dello Stato e allega le cartelle sanitarie sulla propria, grave, malattia, che potrebbe impedirle di prendersi cura dei figli piccoli. Il marito ha già chiesto di scontare la pena residua (inferiore a 3 anni) attraverso misure alternative e il magistrato di sorveglianza ha disposto "l'osservazione scientifica" del detenuto e fissato un'udienza il 10 dicembre».

«Lo scetticismo, in politica e nel giornalismo, è d'obbligo. E molte affermazioni rigorose pronunciate al mattino si rivelano infondate alla sera», scrive ancora Avvenire. E aggiunge: «Quanti hanno accompagnato il ministro nelle carceri e condividono, seppur ai piani bassi, il lavoro ministeriale, riferiscono di episodi che testimoniano di un silenzioso interessamento in favore di bisogni, grandi e piccoli, espressi a voce o "a mezzo lettera" da detenuti qualunque, senza amicizie altolocate o cognomi importanti».

Pannella. «Il tentativo di linciaggio della ministra Cancellieri era del tutto immotivato». Lo ha detto Marco Pannella nel corso di una conferenza stampa a margine del 12/o congresso dei Radicali italiani a Chianciano. «Lo dimostra - ha aggiunto Pannella - la bellissima difesa fatta oggi con un fondo dal quotidiano L'Avvenire firmato da Marco Olivetti».