«Campo Dall'Orto non può gestire il voto»: il piano renziano per voltare pagina in Rai

«Campo Dall'Orto non può gestire il voto»: il piano renziano per voltare pagina in Rai
di Emilio Pucci
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Giovedì 12 Gennaio 2017, 11:17 - Ultimo aggiornamento: 13 Gennaio, 10:36
ROMA «Dall'Orto non può gestire le elezioni politiche a giugno. Se Renzi torna a fare il rottamatore deve cominciare da lì. Lui è un comunicatore ma così non si comunica niente. Se andiamo al voto rischiamo di fare la fine del referendum». I renziani affilano le armi. L'amministratore delegato Rai ieri mattina ha cominciato ad illustrare il piano editoriale in Cda: un primo passo, il prossimo ci sarà il 25 gennaio.

IL PLOTONE
Tuttavia resta nel mirino e non solo perché il plotone d'esecuzione composto dalle forze d'opposizione non demorde. Certo, si fa notare come dopo le dimissioni di Verdelli il clima della riunione sia stato più conciliante, ma la bufera non è affatto passata. Anzi. Il vento potrebbe soffiare più forte qualora il segretario dem decidesse, dopo il pronunciamento della Consulta sulla legge elettorale che arriverà il 24 gennaio, di andare all'attacco per ottenere il voto anticipato entro l'estate. In quel caso si prefigura un cambio della guardia.

«Prima del 4 dicembre siamo stati costretti a traslocare in casa della concorrenza, non si può pensare spiegano i fedelissimi di Renzi di vincere in questo modo. Non si può perdere la faccia». L'ex premier per ora non interviene. Nessun affondo ma neanche ed è la strada decisa da tempo nessun sostegno. Ma ad aprile si tireranno le somme. Proprio quando si discuterà del bilancio. Quello potrebbe essere il momento per staccare la spina. Ad horas si prevede un buco di 72 milioni. «Il piano iniziale prevedeva il canone a 100 euro. La decisione di portarlo a 90 e la contrazione delle risorse hanno causato questa stima, ma Dall'Orto riferisce un componente del Cda di maggioranza sta lavorando ad un piano di risparmi». Tra l'altro con una riduzione dei tg e l'ottimizzazione del sistema di messa in onda. In pratica le linee applicative di Verdelli non cambiano, vengono solo tagliate le parti più controverse. Niente più macroregioni, né tg Sud, né direzione del Tg2 a Milano.

Dall'Orto sarà in Commissione di vigilanza il 17, la sua audizione sarà la prima prova del fuoco. «Il problema sottolinea il Pd Anzaldi è che al momento non si percepiscono novità. Il piano Gubitosi fu approvato all'unanimità dalla Commissione vigilanza, prevedeva un risparmio di 70 milioni garantendo il pluralismo. Bisogna partire da lì». Dall'Orto ai consiglieri d'amministrazione è apparso determinato. Difendendo l'immagine della Rai, criticando Francesco Merlo perché ha sottolineato «ha sbagliato uscita». Ha spiegato che da inizio anno l'azienda ha realizzato performances da primato. «Verdelli era un consulente, diciamo pure il primo consulente, ma le responsabilità sono sempre del dg», taglia corto il sottosegretario alle Comunicazioni, Giacomelli.
Campo Dall'Orto però non ha alcuna intenzione di fare un passo indietro. Nel Cda chi lo difende invita il Pd a negoziare nuove regole d'ingaggio, perché questa la tesi «gli attori che sono contro di lui arrivano da FI e da M5s. O lo si sostiene oppure si produce un cambiamento». La decisione di staccare la spina e di sfiduciarlo, spiegano dai dem, dipende dal quadro che ci sarà. Ovvero se dovesse prevalere una fase di stagnazione politica, allora Dall'Orto proseguirà a governare la Rai.

LA ROAD MAP
Altrimenti il disegno muta: «Noi dice un altro renziano avevamo immaginato una Rai dei sogni e invece rischiamo di trovarci un nemico in casa». Una delle decisioni più contestate, per esempio, è quella di dare spazio alla Berlinguer. «Ma vi immaginate si interroga un esponente vicino al segretario dem cosa succederà quando ci ritroveremo con lei in tv durante la campagna elettorale?». La resa dei conti potrebbe arrivare proprio nel momento in cui scadranno i tempi della proroga della concessione alla Rai. Dall'Orto non è difeso neanche dalla minoranza dem («a preoccupare è soprattutto il bilancio», rileva anche il bersaniano Fornaro) anche se, viene riferito, ha comunque un filo di dialogo con palazzo Chigi. Un filo che si potrebbe spezzare se Renzi dovesse imprimere l'accelerazione e portare il Paese al voto.