Camera, il centrodestra vicino
alla maggioranza

Camera, il centrodestra vicino alla maggioranza
di Diodato Pirone
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Sabato 30 Dicembre 2017, 00:25 - Ultimo aggiornamento: 31 Dicembre, 11:16
Scriviamolo subito a scanso di equivoci: i risultati elettorali del 5 marzo saranno sicuramente diversi da quelli ipotizzabili sulla base dei sondaggi di queste ore. E tuttavia scattare oggi una fotografia dei competitori fermi ai blocchi di partenza della corsa elettorale non è un esercizio inutile: si possono valutare meglio i punti di forza e quelli di debolezza dei vari schieramenti.
Già, ma qual è – ad oggi - la stazza delle forze i in campo? Sulla base della media degli ultimi 8 sondaggi stilata dal sito specializzato youtrend.it emergono le seguenti cifre: la coalizione di centrodestra è data al 34,6%; la coalizione di centrosinistra si ferma al 27,9%; il M5S al 27,3% e la sinistra di Grasso al 6,8%. Altri cespugli politici superano di poco il 2%.

IL TREND
Dunque a fine 2017 si conferma il trend di crescita del centrodestra partito con le comunali estive e confermato dalla vittoria siciliana di novembre. La coalizione di Berlusconi, Salvini e Meloni è quella che oggi raccoglie più consensi fra gli italiani. Un dato strategico perché la legge elettorale assegna ben 232 seggi con il maggioritario premiando il candidato che in un determinato territorio prende anche un solo voto più dei competitori. E infatti al centrodestra al di sotto del 35% oggi come oggi sono attribuibili circa 265 seggi, 140 dei quali proporzionali e ben 125 uninominali, pari al 54% del totale dei deputati che saranno eletti con questo canale.

Attenzione, però, è presto per tirare somme attendibili o vicine a quelle che sortiranno dalle urne perché fra i 125 seggi che pendono verso il centrodestra ben 42 (vedi tabella) sono contendibili, cioè possono ancora essere vinti da altre forze. Così come lo stesso centrodestra potrebbe incrementare il suo bottino aggiudicandosi qualcuno dei circa 50 seggi maggioritari nei quali oggi sono in testa il centrosinistra o i Cinquestelle, ma a distanza non abissale.
Ma la legge elettorale Rosato è di impostazione proporzionale. E questo non è un dato “tecnico” ma un elemento essenziale per stabilire la “qualità” della coalizione di centrodestra che per ora ha le sembianze di un cartello elettorale di forze con obiettivi e programmi assai diversi e dunque in forte competizione fra loro. La media dei sondaggi dà Forza Italia vicina al 16% con la Lega al 14% e Fratelli d’Italia di poco oltre il 5%.

Facendo due conti sulla punta del naso emergono queste cifre: 266 seggi complessivi alla coalizione berlusconian-salviniana di cui circa 120 a Forza Italia; circa 110 della Lega e il resto a Fratelli d’Italia.
Dunque alla coalizione di centrodestra – sempre ad oggi – mancherebbe solo una cinquantina di seggi per raggiungere la maggioranza. Ma cosa accadrebbe se Forza Italia costituisse una grande coalizione con il Pd? Anche in questo caso – con i dati odierni - la maggioranza appare difficile. Alla coalizione di centrosinistra ad oggi sono attribuibili quasi 190 seggi, 76 dei quali maggioritari (con l’avvertenza che una quarantina di questi ultimi sono in bilico). Sommandoli aritmeticamente a quelli di Berlusconi e ignorando i malpancisti che si opporrebbero da entrambe le parti all’operazione, la grande coalizione potrebbe contare su più di 300 deputati e si avvicinerebbe alla maggioranza collocata, alla Camera, a quota 316.

LE INCOGNITE
Valutare la possibile performance del Pd è una delle maggiori incognite di queste elezioni. Matteo Renzi sottolinea che la buona qualità dei candidati all’uninominale dovrebbe trainare i risultati del partito. I nomi saranno noti entro la fine di gennaio. Per ora il Pd è alle prese con il grosso grattacapo della presenza della lista Grasso alla sua sinistra che potrebbe far perdere al Pd qualche collegio persino in Emilia e Toscana. Liberi e Uguali è valutata sul 7%, il che dovrebbe garantire alla formazione guidata da Pietro Grasso nel proporzionale una trentina di deputati e una dozzina di senatori.

Il Senato è uno dei problemi del M5S. I pentastellati sono fortissimi fra i giovani che però, fino a 25 anni, non votano per Palazzo Madama e dunque in Senato i grillini saranno meno forti che alla Camera. Dove potrebbero contare su circa 140 deputati di cui solo una trentina eletti nei collegi uninominali quasi tutti al Sud.
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