Brexit, Renzi: ora serve una svolta
Ma Berlino gioca in difesa

Brexit, Renzi: ora serve una svolta Ma Berlino gioca in difesa
di Marco Conti
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Lunedì 27 Giugno 2016, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 11:26

Il tavolo è a tre e a Matteo Renzi stasera a Berlino dovrà rispolverare le doti sfoggiate quando faceva l’arbitro di calcio in Garfagnana per cercare di tenere insieme la fretta di Francois Hollande con la cautela di Angela Merkel. Il primo vuole un divorzio rapido dal regno Unito mentre sabato la Cancelliera, poco prima dell’incontro all’Eliseo tra Hollande e Renzi, ha fatto sapere che non ci sono ragioni per essere particolarmente cattivi con Londra». Hollande vuole che si metta subito mano ad alcuni dossier impantanati da tempo, come il completamento dell’unione bancaria mentre la Merkel fa orecchie da mercante e, come scriveva ieri il quotidiano tedesco “Die Welt”, «tende a temporeggiare» anche perchè tra un anno non si vota solo in Francia ma anche in Germania.

L’EUROSCETTICISMO Dell’insidia della Marine Le Pen si è a lungo parlato. Molto meno della concretissima possibilità che la destra populista di “Alternative fur Deutchland” riesca ad entrare nel Bundestag prendendo consensi proprio al partito della Merkel. Una eventualità che le elezioni amministrative tedesche della primavera scorsa hanno reso concreta accentuando le dosi di euroscettiscismo proprio nelle fila dei Cristiano-democratici, partito della Merkel. E’ per questo che stasera Hollande e Renzi troveranno a Berlino una Cancelliera con il freno a mano tirato. Pronta a grandi proclami di fedeltà al progetto europeo, ma con poca voglia di ulteriori concessioni (specie sul fronte della crescita e dell’ammorbidimento di alcuni parametri) e attenta a non trasformare le elezioni politiche del prossimo anno in un altro referendum sull’Europa. Ma se Hollande, per analoghi motivi elettorali, ha bisogno di mostrare ai suoi elettori - attraverso azioni punitive nei confronti del Regno Unito - che non conviene abbandonarsi alle suggestioni della Le Pen, Renzi non intende allontanarsi dalle posizioni tedesche. Al presidente del Consiglio interessa soprattutto mostrare in Patria che stavolta l’Italia c’è al tavolo che conta, che tutto il resto si farà («perchè l’Europa parlerà meno di banche e più di giovani») e che comunque a Bruxelles - per come si sono messe le cose dopo la Brexit - a fine anno nessuno avrà la forza di obiettare un eventuale zero-virgola di maggior deficit. In buona sostanza Renzi dalla maratona diplomatica iniziata sabato a Parigi - e che continuerà dopo il vertice di Berlino con il consiglio europeo di domani e dopodomani - è convinto di trarre un vantaggio politico non da poco. Ovvero avere in tasca un più o meno tacito via libera allo sforamento necessario per tagliare le tasse nel 2017 di un punto di pil. «L’Italia è in prima fila per cambiare l’Europa», ha sostenuto Renzi intervistato dal Tg1. Inoltre definisce «un segnale importante» «il fatto che abbiano chiamato l’Italia nella cabina di regia» perché vuol dire che il «Paese è tornato stabile e affidabile». Il risultato delle elezioni in Spagna, con il nuovo impasse uscito dalle urne, dà a Renzi ulteriori argomenti per poter rivendicare nei tavoli che contano - a cominciare da quello di stasera - il merito di aver messo a punto un pacchetto di riforme istituzionali e una legge elettorale che assicurano all’Italia ulteriore stabilità.
 
QUADRO SOSTENIBILE
Le ipotesi federaliste, invocate dall’ex ministro Emma Bonino, o l’auspicio dell’ex primo ministro Romano Prodi che stasera «possa essere disegnata una nuova Ue», sono destinati a rimanere nel cassetto.

Almeno sino alle elezioni tedesche. Così come accaduto al momento della tempesta sull’euro e sui migranti, la Cancelliera intende procedere con estrema cautela senza strappi e avendo chiaro prima un quadro sostenibile sia in patria che a Bruxelles. Il primo ministro inglese Cameron, che domani sarà a Bruxelles, annunciando subito dopo il voto che sarà il prossimo inquilino di Downing street a formalizzare la volontà del Regno Unito di uscire, concede tempo alla cautela della Merkel. D’altra parte dei tre che stasera si ritroveranno a Berlino solo i due che non parlano francese sembrano avere, almeno per ora, le carte per esserci ancora tra due anni.

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