L’effetto sui partiti/ Dopo Brexit eurocritici e non più euroscettici

di Marco Gervasoni
3 Minuti di Lettura
Mercoledì 17 Gennaio 2018, 00:27
Ma davvero il 4 marzo si giocherà un nuovo 18 aprile 1948? Come settant’anni fa la tenzone riguardò il rimanere nel campo occidentale, tra poche settimane, secondo alcuni, dovremmo decidere se restare in Europa. Quasi che il 4 marzo si fronteggiassero due schieramenti, uno pro-Europa e uno anti-Europa, una sorta di riedizione della sfida Macron-Le Pen di qualche mese fa o del referendum sulla Brexit nel Regno Unito. A noi questa sembra una lettura sconnessa con il reale, e non solo perché crediamo poco alle analogie storiche. 
Al di là degli ululati da campagna elettorale, nessuna delle principali forze politiche mette infatti più in discussione l’esistenza dell’Unione Europea. Mentre così non era fino allo scorso anno. Quando la Lega di Salvini appoggiava esplicitamente l’uscita dall’euro se non dalla stessa Ue, mentre il M5s, pur nelle mille oscillazioni, chiedeva un referendum sulla moneta unica. Che poi questo tecnicamente fosse irrealizzabile, cambiava poco la radicalità della posizione dei grillini.

Senza contare l’ostilità nei confronti dell’euro e della stessa Ue presente nella sinistra di vario conio - che ora si ritrova in Liberi e uguali. La stessa Forza Italia, in rottura dal 2011 con la Merkel e con la Ue per le modalità (a tutt’oggi poco chiare) con cui fu defenestrato il governo Berlusconi, non risparmiava bordate «euroscettiche».
Il climax di questo sentimento di rigetto dell’Europa si toccò nei mesi tra la crisi greca, la Brexit e l’emergenza migranti.

Da quel tempo, pure assai recente, però molto è cambiato. Hanno certo giocato il miglioramento, sia pure tenue, della situazione economica, l’allentamento della austerity, il tamponamento degli afflussi sulle nostre coste. E’ stata però a nostro avviso determinante, più che la vittoria di Macron, la Brexit. Londra sta dimostrando come uscire dalla Ue sia operazione faticosa e disperata, che indebolisce immediatamente un Paese, lo colloca ai margini e lo getta nel caos. 

Ecco perché oggi nessun partito sostiene più l’abbandono dell’euro. Hanno cambiato idea i 5 stelle, e hanno molto annacquato il loro vino Lega e Fratelli d’Italia, in linea con gli altri partiti “sovranisti” europei, a cominciare dai lepenisti; nessuno di loro vuole più uscire dalla moneta comune. In Forza Italia, poi, una svolta l‘ha segnata l’elezione di Antonio Tajani alla guida del Parlamento europeo e il nuovo abbraccio del Ppe a Berlusconi. Non a caso il Cavaliere frena e continuerà a frenare le proposte più insostenibili, dal punto di vista di Bruxelles, provenienti da Salvini (come la cancellazione della legge Fornero e del jobs act). Mutamento interessante, in queste forze politiche, tanto più che i sondaggi ci mostrano italiani ancora poco fiduciosi verso l’Ue (sono il 60% contro il 36% della media europea).

Eppure cavalcare l’ostilità a Bruxelles sembra meno pagante, in termini elettorali. C’è poi un’altra positiva novità, rispetto a qualche anno fa: non esistono quasi più forze politiche subalterne alla Commissione, un partito trasversale delle straniero, pronto a eseguire servilmente quanto richiesto da Bruxelles. Questo «partito» è stato influente e ha esercitato il potere (spesso facendo danni). Ma oggi è molto indebolito. Lo stesso Pd, che si presenta europeista, propone per bocca di Renzi misure di revisione della eurozona non certo ortodosse (il «ritorno a Maastricht»). Nonostante le discutibili ingerenze di alcuni suoi commissari (come il socialista Pierre Moscovici ieri) la Ue non ha nulla da temere dal voto del 4 marzo.

Tutti i partiti italiani sono ormai convinti di dover vivere sotto il tetto della Ue, semmai essi disputano su come ricostruire i muri. Ha perciò poco senso dividere gli italiani tra «europeisti» e «anti-europeisti»; come tutti gli ismi, etichette in cui i cittadini non si riconoscono. Cominciamo piuttosto a dividerci, virtuosamente, su quale Europa desideriamo: quella federale, quella degli Stati-nazione, quella a più velocità? Tutti progetti legittimi: su cui si esprimerà il voto degli italiani.
© RIPRODUZIONE RISERVATA