Berlusconi si "mette in proprio": dopo l'assoluzione pronto a ricostruire la leadership

Berlusconi si "mette in proprio": dopo l'assoluzione pronto a ricostruire la leadership
di Marco Conti
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Mercoledì 11 Marzo 2015, 15:17
ROMA - «Si ricomincia, di nuovo in campo per rappresentare l'Italia migliore». Il "Rieccolo", come lo ha definito Gianfranco Rotondi ricordando il nomignolo affibbiato ad Amintore Fanfani, un minuto dopo la sentenza d'assoluzione ha ripreso a dettare l'agenda di ciò che rimane del centrodestra.

Sulle sue attuali macerie, Silvio Berlusconi è pronto a ricostruire la sua leadership. Coloro che si battono da mesi per un partito scalabile o per le primarie dovranno rivedere l'agenda oppure prendere atto che, fino a quando il Padre Eterno vorrà, dovranno sempre e comunque fare i conti con il Cavaliere. Seppur invecchiato e un po' arrugginito, Berlusconi sa di poter comunque contare su uno zoccolo duro di consensi, intorno al 10-15%. Elettori che sono disposti a seguirlo qualunque cosa faccia o proponga. Percentuali ben lontane dai fasti del 2001 e del 2008, ma in grado di bloccare o di condizionare ogni ipotesi di alternativa al centrosinistra di Matteo Renzi.



Musica per le orecchie del Rottamatore che ha come opposizione partiti anti-sistema, come il M5S e la Lega fascio-nordista di Salvini, o una Forza Italia guidata da un leader-nonno che ha come obiettivo reale la difesa dei propri interessi e l'elezione a deputato di un manipolo di fedelissimi intesi come propaggine del cerchio magico made in Pascale e Rossi.



Il Cavaliere si è messo in proprio. Non ha più bisogno di consiglieri, politici e consulenti. Decide da solo con il cerchio magico. «Tu no, tu sì». «Gli altri? Si arrangino». Compresi gli amici di un tempo e coloro con i quali una ventina d'anni fa ha cominciato l'avventura politica. Per essere sicuro di potersi mettere veramente in proprio senza subire ricatti di alleati e singoli parlamentari, Berlusconi ha bisogno della legge elettorale che ha già fatto votare ai suoi in Senato.



Il premio alla lista e non alla coalizione e le liste completamente bloccate per i partiti che non arrivano al premio di maggioranza, sono gli elementi che possono garantire all'ex premier un altro giro di giostra. Ovviamente dopo il 2018,quando la legge Severino avrà esaurito i suoi effetti. Per Matteo Renzi,

una vera e propria pacchia. Se dura.
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