Berlusconi in campo: nel Lazio c'è Gasparri

Berlusconi in campo: nel Lazio c'è Gasparri
di Marco Conti
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Martedì 9 Gennaio 2018, 08:36
A Silvio Berlusconi tocca venire oggi a Roma per sciogliere definitivamente il nodo della candidatura del centrodestra per la regione Lazio. In pole position è Maurizio Gasparri nella sfida a Nicola Zingaretti, ma il Cavaliere cercherà oggi di convincerlo a correre senza il paracadute di una candidatura in Parlamento che invece il senatore, e parlamentare da sette legislature, vuole. Vista la concomitanza delle elezioni regionali con le politiche, Berlusconi vorrebbe infatti schierare alle regionali candidati convinti di poter vincere e - a suo parere - avere la scialuppa di salvataggio della poltrona in Parlamento non aiuta. Questa è stata la linea decisa domenica scorsa durante il vertice di Arcore che dovrebbe valere anche per le elezioni regionali in Lombardia, Friuli e Molise.

LA COPPIA
L'ex ministro delle Telecomunicazioni però non molla e alla fine il Cavaliere sembra disposto a cedere anche perché alternative non ce ne sono e al momento Gasparri rischia di doversela vedere anche con il sindaco di Amatrice. Sergio Pirozzi sostiene infatti di non volersi ritirare anche se il centrodestra è pronto ad offrirgli un collegio nelle sue zone. Ieri il Cavaliere ha sentito al telefono Gasparri proprio per annunciargli il suo arrivo e tranquillizzarlo su Pirozzi. Il sindaco di Amatrice, dopo settimane di corteggiamento, ora si ritrova un po' più solo, sostenuto dalla coppia Storace-Alemanno e da Salvini che - a detta di molti azzurri - «lo gioca sul tavolo delle candidature del Nord». E' quindi solo in parte significativo che durante il vertice di Arcore né la Meloni né Salvini abbiano fatto il nome del primo cittadino di Amatrice. Alla leader di FdI, come a Fabio Rampelli, non sono piaciute alcune sortite di Pirozzi contro il partito, mentre Salvini domenica scorsa era molto impegnato a sostenere la candidatura di Attilio Fontana al Pirellone in sostituzione di Roberto Maroni.

Ieri sera Gasparri - rassicurato dalle parole di Berlusconi - ha cominciato a mettere in fila i punti di un possibile programma elettorale da presentare agli elettori del Lazio, mentre liquidava tutti i suoi interlocutori con un «ci proviamo». Ovviamente tutto si tiene e ogni scelta è destinata a ripercuotersi sulle altre. Pirozzi è servito al Carroccio per spuntare non solo il candidato in Lombardia, ma anche nel Friuli dove pensano di schierare Massimiliano Fedriga. FI per tutta la giornata di ieri ha provato a puntare i piedi cercando di non dare per scontato un quadro dove la Lega potrebbe presto avere la presidenza di tutte le regioni del Nord, eccetto la Liguria dove governa l'azzurro Toti. Ciò che interessa al Cavaliere è però soprattutto l'unità del centrodestra e vincere le elezioni politiche. E' per questo che vorrebbe che anche nella scelta dei candidati-governatori si tenesse presente la capacità di traino elettorale di ogni singolo candidato. Ieri ad Arcore ci si interrogava sull'opportunità di puntare in Lombardia sul leghista Fontana - ex sindaco di Varese - molto meno conosciuto di Maria Stella Gelmini e, soprattutto, meno noto del sindaco di Bergamo Giorgio Gori schierato dal centrosinistra, ma alla fine la logica dell'alleanza cara a Berlusconi, ha avuto la meglio.

LA VITTORIA
Anche questa volta FI non riuscirà a tentare la scalata al Pirellone, ma ha di che consolarsi. Il passo indietro dell'ex ministro Maroni ha infatti rimescolato non poco le carte nel centrodestra e spiazzato il segretario della Lega che da mesi lavora per tagliare ogni legame tra il suo partito e il Carroccio della prima ora. Ovvero con la Lega di Umberto Bossi e Roberto Maroni che invece - in un modo o nell'altro - dovrà riportare in Parlamento. La vittoria del Cavaliere sta tutta in questa mossa del cavallo che - dopo il voto - potrebbe rendere il Carroccio molto meno dipendente da Salvini e più utile in caso di larghe intese. «Io so che cosa significa avere responsabilità di governo», ha sostenuto ieri Maroni in conferenza stampa subito dopo aver attaccato il M5S, partito che la Lega di Salvini non esclude come possibile alleato: «Se vincono loro l'Italia finirà come Spelacchio».

 
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