Bankitalia, Berlusconi ci ripensa: Renzi improvvido. L'affondo per smentire le larghe intese

Bankitalia, Berlusconi ci ripensa: Renzi improvvido. L'affondo per smentire le larghe intese
di Emilio Pucci
3 Minuti di Lettura
Sabato 21 Ottobre 2017, 08:15
Le affermazioni fatte a Bruxelles contro l'operato di palazzo Koch e la decisione di FI di astenersi su tutte le mozioni parlamentari alla Camera erano sembrate un assist a Renzi. Ad Arcore è suonato l'allarme e allora, mentre la Lega di Matteo Salvini continua a dare ragione a Renzi, Berlusconi - c'è chi giura su sollecitazione di Gianni Letta, sempre attento alle ragioni istituzionali - ha voluto mettere nero su bianco che l'iniziativa del Pd è stata «improvvida». Qualcuno in FI racconta che l'attacco di Berlusconi sulla vigilanza di Bankitalia sia legato anche alla richiesta di via Nazionale alla famiglia del Cavaliere di fare un passo indietro nell'azionariato di Banca Mediolanum a causa della perdita dei requisiti di onorabilità dopo la sentenza di frode fiscale nel processo sui diritti Mediaset. «Quella vicenda confida un esponente azzurro pesa ancora visto che fu proprio Berlusconi a far sì che fosse nominato Visco».
Ma al di là delle dietrologie l'ex premier ieri ha voluto correggere il tiro. Chiarendo che in questa campagna elettorale nessuno dovrà alludere alle larghe intese. Vince insomma ancora una volta la linea Ghedini anche se sul punto Matteo Salvini dà ragione a Renzi. L'avvocato del Cavaliere spinge ad un accordo con la Lega, è ormai considerato dall'ex presidente del Consiglio una sua propaggine. Ha con lui un legame che va al di là della collaborazione professionale. Una fiducia assoluta che supera il rapporto avuto con Verdini e con Letta. E la strategia ora è quella di marcare le distanze con il Pd. L'ex premier ha sferrato un attacco durissimo ai dem per denunciare «quell'antica cupidigia di potere della sinistra che mira solo ad occupare i posti. Una volta lo facevano dopo le elezioni, stavolta, sentendo l'odore della sconfitta, stanno provando a farlo prima, anche con comportamenti disdicevoli e istituzionalmente scorretti». FI, incalza, non ha mai avallato mozioni ad personam, il Pd, invece, ha intaccato «l'autorevolezza di Bankitalia» scalfendo «l'intero sistema bancario europeo» e incidendo «negativamente sulle relazioni internazionali del nostro Paese», con «un opportunismo fuori luogo e pericoloso per la nostra democrazia».
Per il Cavaliere è giusto indagare sui mancati controlli di Bankitalia, ma spetterà alla Commissione d'inchiesta: «Trasparenza e verità, sulla finta crisi e la relativa speculazione sullo spread, su Banca Etruria, su Monte dei Paschi, sulle Banche Venete, sui conflitti di interesse all'interno del governo in questi ultimi anni».

PICCOLI AZIONISTI
Berlusconi da una parte quindi non intende lasciare al segretario dem il ruolo di difensore dei piccoli azionisti («vogliamo capire chi doveva vigilare e non l'ha fatto abbastanza») dall'altra sposa la tesi del premier Gentiloni: «Occorre rispettare Bankitalia, una nostra fondamentale istituzione, e salvaguardare in ogni modo la sua autonomia. Mai trascinare Via Nazionale in scontri tra gruppi politici o partiti».

«Dalla parte dei cittadini, ma difendendo sempre e comunque le nostre istituzioni repubblicane. Non siamo e non saremo mai come la sinistra», sentenzia Berlusconi che è tornato a cavalcare i temi del '94, ripresentandosi dopo 9 anni all'assemblea di Confindustria giovani a Capri. «Sono ancora in campo per disperazione contro l'oppressione giudiziaria fiscale e burocratica», ha ribadito. Applausi, qualche barzelletta e anche un invito a tagliare un discorso durato più di un'ora: «Siamo degli eroi a fare gli imprenditori in Italia», ha sottolineato l'ex premier invitando gli industriali ad impegnarsi in politica al suo fianco. Anche qui ha voluto fornire rassicurazione sulla Lega che «non intende uscire dall'euro» (replica a distanza di Salvini: «Non è vero») e spiegare che se non potrà fare il candidato premier vestirà i panni del regista.