Asse Renzi-Berlusconi crea tensione. A rischio il vertice Pd-M5S

Beppe Grillo
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Venerdì 4 Luglio 2014, 21:32
​Le fibrillazioni legate alla legge elettorale riaccendono quelle sulle riforme costituzionali, sulle quali invece in Senato si stava lavorando con una certa serenit.



Le tensioni L'incontro di giovedì tra Berlusconi e Renzi ha messo in agitazione sia l'Ncd, che insiste sulle preferenze, sia la minoranza «bersaniana» del Pd. Ma tutto ciò ha a sua volta ridato vigore alle fronde interne a Fi e Pd contrarie alla riforma del Senato e del Titolo V, che sperano di saldare in aula tutti i malumori. Una aspirazione, questa, che Berlusconi ha stoppato con un invito perentorio ai suoi a sostenere le riforme.



Vertice Pd-M5S a rischio In questo quadro rischia anche di saltare l'incontro tra Pd e M5s di lunedì, visto oltretutto che la tanto attesa risposta alla lettera del PD ai 5 stelle, ritenuta decisiva da Renzi per fissare l'appuntamento, tarda ad arrivare.



Malumori trasversali Il rinnovato patto del Nazareno tra Matteo e Silvio, con il corollario di uno stop alle preferenze (almeno nella versione di Fi), ha indispettito quanti sono contrari alle liste bloccate, come Ncd. Gaetano Quagliariello ha addirittura minacciato il «no» all'Italicum del suo partito, che chiede di abbassare anche la soglia di sbarramento. Ed è tornato a far sentire la propria voce anche l'ex segretario del Pd Pierluigi Bersani, ed altri esponenti della minoranza interna, come Miguel Gotor o Gianni Cuperlo, chiedono le preferenze. I bersaniani contano un numero sufficiente di senatori da mettere in crisi la compattezza del gruppo del Pd, specie se si saldano ai 16 senatori contrari alla riforma del Senato guidati da Vannino Chiti. Allarmato da questo scenario è intervenuto il capogruppo alla Camera, Roberto Speranza, che pur essendo parte della minoranza, ha invitato tutti a non frapporre freni alle riforme.



Il Pd La domanda è se i «malpancisti» del Pd e di Fi, uniti, possano far saltare le riforme in Aula (in commissione i numeri sono sicuri) quando alla fine della prossima settimana il testo vi arriverà. Il presidente dei senatori del Pd, Luigi Zanda, si dichiara sicuro, ma apre sulla legge elettorale («verrà migliorata») per tranquillizzare bersaniani e Ncd. Spazientito il vicesegretario del Pd Lorenzo Guerini che difende i listini bloccati: va bene il dibattito su «dettagli significativi» ma questo «non deve diventare occasione per frenare»; anche perché nel partito c'è già stato «un ampio e approfondito dibattito» e «un'ampia maggioranza» si è già espressa.



Forza Italia Sul fronte del centrodestra, nel tardo pomeriggio, Silvio Berlusconi ha stoppato i dissidenti con un «invito» a «sostenere convintamente» le riforme. L'ex Cavaliere ha liquidato il problema senza nemmeno riconvocare la riunione dei parlamentari preannunciata per l'inizio della prossima settimana. D'altra parte già giovedì sera Berlusconi e Verdini avevano assicurato Renzi che i voti di Fi non sarebbero mancati.



M5S in fibrillazione La conseguenza del rinsaldato asse tra Renzi e Berlusconi, è comunque il ridimensionamento del dialogo tra Pd e M5s sulla riforma elettorale. A tal punto che l'atteso incontro tra le due delegazioni, lunedì, potrebbe saltare. Luigi Di Maio, su Facebook, ha annunciato addirittura l'ora dell'incontro, le 15; ma il vicesegretario del Pd, Debora Serracchiani ha gelato i grillini, mettendo in dubbio l'appuntamento: «Noi abbiamo scritto una lettera al M5s - ha ricordato - con dieci domande importanti, dieci punti dirimenti, sui quali attendevamo una risposta prima di affrontare un nuovo incontro».
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