Migranti, costi record per il decreto: stanziati altri 700 milioni

Migranti, costi record per il decreto: stanziati altri 700 milioni
di Cristiana Mangani
4 Minuti di Lettura
Giovedì 20 Ottobre 2016, 07:40 - Ultimo aggiornamento: 21 Ottobre, 18:17


ROMA Un decreto legge sui migranti che dia respiro alle associazioni che si occupano di accoglienza e sostentamento, e che da marzo scorso non vengono più pagate. Un provvedimento, forse anche in forma di Dpcm, che verrà approvato in tempi strettissimi per coprire l'emergenza sbarchi: 600 milioni da destinare ai Centri di prima accoglienza dei richiedenti protezione internazionale e ai Centri per il trattenimento e l'accoglienza degli irregolari stranieri, oltre al miliardo che l'Italia spende ogni anno per l'immigrazione. Una cifra che si aggiunge ai 100 milioni previsti nella legge di Bilancio e che verranno dati ai Comuni ospitanti con un limite massimo di 500 euro a profugo, a titolo di ristoro, e fino alla disponibilità del fondo.

GLI AIUTI
Il Governo interviene per evitare il collasso economico di tutti gli operatori del settore, in attesa che si riesca a sbloccare la situazione oltre confine. La Commissione Europea ha approvato di recente 2,4 miliardi di euro di aiuti, per il periodo 2014-2020, con l'obiettivo di sostenere i paesi membri ad affrontare l'emergenza immigrazione. In totale sono ventitrè i programmi pluriennali finanziati da Bruxelles nell'ambito del Fondo per l'Asilo, le Migrazioni (Amif) e l'Integrazione e del Fondo per la Sicurezza Interna (Isf). All'Italia sono destinati quasi 560 milioni di euro. Nello specifico, Roma riceverà in sei anni 313.355.777 euro a sostegno degli sforzi nazionali per aumentare le capacità di accoglienza, assicurare le procedure di asilo in linea con gli standard europei, integrare i migranti e migliorare l'efficacia dei programmi di rimpatrio, e 244.888.658 euro per la gestione e la sorveglianza delle frontiere esterne dell'Ue.
In tutto questo, però, il vero problema del nostro paese è che non vengono rispettati gli accordi per la relocation, mentre gli sbarchi non accennano a diminuire. Dodicimila i nuovi arrivi negli ultimi tre giorni, con i trafficanti di esseri umani che inventano percorsi e mezzi alternativi per aggirare i controlli via mare. Di recente, piccoli gruppi, un massimo di venti persone, partono dalla Turchia e arrivano a bordo di barche a vela. A bordo, iracheni, siriani, curdi, in fuga dai loro paesi, che approdano sulle coste ioniche della Calabria, o a Lecce, in Puglia. Il pattugliamento previsto serve a poco, perché le imbarcazioni fanno altri giri. E i centri di accoglienza sono ormai stracolmi, tanto che nel Nord Italia qualche prefetto sta requisendo case e alberghi, scatenando non poche polemiche. Per ora ne sono stati distribuiti sui 100-120 a provincia, ma il numero potrebbe aumentare.

L'AUDIZIONE
Ieri, a sollevare le mille questioni spinose sull'argomento è stato ancora una volta il capo dell'Immigrazione al Viminale, Mario Morcone. «Siamo sotto la lente europea, al centro di un'ossessione da parte di alcuni Paesi - ha dichiarato in audizione al Comitato Schengen - ma l'Italia sta facendo quanto richiesto, su hotspot, identificazioni e raccolta delle impronte digitali dei migranti, sono gli altri a non rispettare il patto. È un dato di fatto che il piano sulle quote di migranti è rimasto sulla carta, o quasi, con soli 1.318 richiedenti asilo che sono stati rilocati. Siamo arrabbiati - ha insistito il prefetto - perché siamo oggetto di un monitoraggio costante e ossessivo». Anche la Commissione Ue, attraverso il responsabile per la Sicurezza Julian King, ha riconosciuto che il nostro Paese è in regola con il rispetto del piano sui migranti e che «ora i controlli sono molto più efficaci». Quindi Morcone ha aggiunto: «Persiste un forte pregiudizio da parte dei Paesi del Nord e Centro Europa. Sono disposti a dare risorse in cambio di centri chiusi. Ma lo dico chiaramente: noi non faremo i campi chiusi, non faremo i campi di concentramento nel nostro Paese!».
Se la relocation europea non funziona, anche la redistribuzione interna avviene con disparità sul territorio. Sono 2.600 su 8.000 i Comuni che accolgono i migranti: da un lato «aggregazioni anche troppo imponenti» dall'altro «l'esclusione di un numero importante di Comuni». È per questo che il governo ha optato per il «fondo di riconoscenza di 100 milioni» destinato alle amministrazione che accolgono. Un fondo premiale di 500 euro una tantum a migrante che non dovrebbe avere vincolo di destinazione: le risorse andranno al Comune, che sarà «libero di utilizzarle in base alle esigenze».

L'ACCORDO LIBICO
Resta comunque aperto anche un altro fronte, quello che riguarda la Libia e la gestione degli arrivi. L'Italia cerca una mediazione in vista di un progetto che sembra ancora lontano dal potersi attuare, ovvero la creazione di campi di accoglienza direttamente nella zona del Nord Africa. E nel frattempo, stabilisce di fornire motovedette, fuoristrada, computer e preparare la guardia costiera libica con corsi di formazione. Così come avveniva in epoca Gheddafi.
 

© RIPRODUZIONE RISERVATA