Un trend di Pasqua: la politica che salva il tenero agnello

di Mario Ajello
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Giovedì 13 Aprile 2017, 08:53
Che cosa diceva Niccolò Machiavelli? Che il principe dev'essere «volpe e lione». Errore. S'è scoperto, in queste ore, che il buon politico dev'essere agnello. O meglio, gli conviene associarsi, carezzare, fare gli occhi dolci agli occhi dolci della tenera creatura predestinata al pranzo di Pasqua.

Io ti salverò è l'ultimo slogan della politica nostrana, che è una branca dell'italica ipocrisia, rivolto a quel quadrupede docile e gustoso di cui il da Vinci diceva: «Spesse volte s'è visto i lioni non voler occidere gl'agnelli».

Dunque Leon Silvio, meglio e prima degli altri, fatta eccezione per il genio leonardesco, ha capito che Fiocco di Neve andava salvato e vezzeggiato, e nutrito con biberon in diretta social su tutti i network possibili e immaginabili e non messo al forno con le patate. Ha intuito il trend, quello del politicamente corretto in salsa vegana, e lo ha rilanciato e si è fatto inseguire da tutti o quasi.

A cominciare dalla presidente della Camera, Laura Boldrini, la quale ieri ha ospitato due agnelline (ma non è un'overdose di quote rosa?) con tutti gli onori e le regole del galateo nelle sale di Montecitorio. Dicendo: «Le mie agnelline, Gaia e Gioia, sono veraci (ndr: il che è un'aggravante: i leghisti anti-veg già si leccano i baffi) mentre Berlusconi per Fiocco di Neve ha fatto un casting». Altra differenza. La Boldrini annuncia che «per scommessa con mia figlia diventerò vegetariana», ma la sua gatta resta carnivorissima e infatti Laura non potrà portarsi a casa i suoi due nuovi amorini, e invece Silvio, come sempre «concavo e convesso» secondo autodefinizione, s'è innamorato degli agnellini (degli Agnelli teneva la foto sul comodino) ma appena poche settimane fa s'è avviato da McDonald's a mangiarsi un cheese-burger.

Ora bisogna calcolare quanto vale in termini di consensi elettorali questo veganesimo anti-forno, stando bene attenti a distinguere tra amministrative di giugno e politiche del 2018 e ponderando bene se l'animalismo paga di più con il proporzionale o con il maggioritario, con il Consultellum (con patate?) o con l'Italicum (allo scottadito?). Di sicuro, la mossa tenerista di Berlusconi ha spiazzato i cinque stelle e i democrat. Facendo apparire lui il nonno buono di Fiocco di Neve e loro dei carnivori pronti ad avventarsi sulla preda pasquale. E mostrando tra l'altro che loro sono ormai superati, visto che secondo le ultime stime un ristorante su 4 - in ossequio al mainstream - non servirà la prelibata pietanza nel giorno della resurrezione. Magari anche per non offendere Gesù Cristo, siamo in pieno revisionismo religioso oltre che masticatorio, il quale nelle sacre scritture viene speso paragonato, per la sua umiltà, al mansueto agnellino.

Il trend è così forte, e così necessario da cavalcare da parte di una politica costretta ad inseguire il pop e diventata subalterna come un cucciolo da latte, che stanno aumentando di ora in ora le firme (già quasi 50.000) che chiedono lo stop della «mattanza» degli agnelli pasquali. Che fungono perfettamente alla nuova bisogna. Non più quella del piacere del palato ma quella di fornire ai partiti un pretesto di identificazione, del tipo: salviamo gli agnelli perché noi siamo puri e buoni come gli agnelli. Se insomma c'era una volta, in letteratura, il «Signore degli anelli», adesso sono tutti signori degli agnelli. In un nuovo menù, che ha un sapore politicamente adulterato.