Il sottosegretario Gozi: «Difendiamo la libera circolazione rafforzando le frontiere esterne»

Il sottosegretario Gozi: «Difendiamo la libera circolazione rafforzando le frontiere esterne»
di Marco Conti
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Martedì 26 Gennaio 2016, 08:13
ROMA - Poche settimane ancora per salvare il trattato di libera circolazione che rappresenta «il cuore della costruzione europea». Sandro Gozi, sottosegretario con delega all'Europa, è ottimista e difende la posizione muscolare di Matteo Renzi nei confronti di Bruxelles. «Chiediamo più Europa e difendiamo gli interessi nazionali. Vogliamo un'Europa che faccia la differenza sulla crescita e nel rispetto dei diritti fondamentali».

Ma si è ancora in tempo per salvare Schengen con Schengen?
«Il tempo c'è, anche se occorre fare in fretta. Lavoriamo insieme per recuperare lo spirito collettivo che ha permesso all'Europa di fare passi avanti nei momenti più difficili. Il compito per i prossimi mesi, come ha detto anche il ministro Alfano da Amsterdam, è quello di trovare soluzioni politiche e tecniche».

 

Aumenta il numero dei Paesi che ne chiedono la sospensione. Lo faremo anche noi?
«Il più grande successo dell'integrazione europea deve essere salvato. Senza Schengen si uccide l'idea di Europa, non c'è più l'Erasmus per i giovani, non c'è più mercato unico. Dobbiamo uscire dall'illusione di poter trovare soluzioni nazionali e non dobbiamo cedere alla tentazione di facili scorciatoie siano essi muri o controlli alle frontiere interne. Noi non lo faremo».

Non pensa che i Paesi del Nord Europa si siano accorti dei profughi solo quando li hanno visti arrivare alle frontiere?
«L'Europa deve mostrare il senso dell'urgenza e della lungimiranza. L'immigrazione e la lotta ai trafficanti degli esseri umani è diventata competenza comunitaria con il trattato di Lisbona. Si tratta di attuare quanto stabilito in materia di diritto d'asilo e immigrazione. Occorre sfruttare i trattati che abbiamo dopo che si è perso molto tempo».

Cosa chiede l'Italia?
«Rafforzare le frontiere esterne con l'istituzione di una polizia comune europea. Inoltre realizzare l'asilo comune in modo che ci sia condivisione dell'onere. Occorre lavorare sui rimpatri e attuare in maniera efficace le conclusioni del vertice della Valletta di novembre dove europei e africani hanno deciso di gestire insieme il sistema dei flussi».

Quando tutto questo?
«Aspettiamo con interesse le proposte che la Commissione farà al Consiglio europeo di febbraio sull'istituzione di una guardia costiera europea e in materia di revisione dei trattati di Dublino. Ciò che ha annunciato il commissario per l'immigrazione Dimitri Avramopoulos al vostro giornale va nella giusta direzione. Inoltre occorre essere molto rapidi per attuare gli accordi raggiunti nell'autunno dello scorso anno».

Quindi subito gli hotspot?
«Tutto si tiene. Noi abbiamo già aperto tre centri di accoglienza sui cinque previsti. Servono però anche i rimpatri e che si proceda ad una distribuzione equa dei migranti».

Nel frattempo c'è chi chiede che la Grecia venga tenuta fuori da Schengen
«Il tempo è prezioso e non va sprecato in accuse reciproche. Occorre procedere nell'attuazione di tutti i pilastri dell'accordo. La Grecia è il Paese più esposto e per l'Italia la solidarietà non è mai a doppio senso. L'abbiamo invocato quando eravamo noi i più esposti e ora siamo pronti a darla alla Grecia».

Però non diamo i soldi per realizzare i campi in Turchia?
«Siamo il Paese che ha sempre rispettato il ruolo chiave della Turchia. La posizione del governo è chiara: guardiamo al bilancio comunitario utilizzandolo anche per questa emergenza».

Nessuno scambio tra soldi per la Turchia e via libera alla flessibilità?
«L'Italia è un Paese serio e che si è sempre assunto le sue responsabilità. Non ci sono scambi su questioni che sono distinte anche perché qui si tratta di discutere di un principio che mina l'esistenza dell'Europa».