E sempre dal Dipartimento Usa spiegano che «lo Stato islamico ha utilizzato aree fuori dal controllo delle autorità per complottare, dirigere, istigare e finanziare attacchi contro l’America ed i suoi alleati nel mondo». I campi di addestramento colpiti si trovavano nel governatorato di Al Bayda, regione a sudest della capitale Sanaa, dove nel gennaio scorso era stato condotto il primo raid aereo dell’amministrazione Trump. E qualche giorno dopo, un militare delle forze speciali americane, William Ryan Owens, era rimasto ucciso in uno scontro a fuoco nella stessa zona.
E intanto sempre nello Yemen «stiamo assistendo a un lento stillicidio di milioni di civili a causa della guerra, delle condizioni economiche e della malnutrizione: la metà delle vittime sono bambini», a lanciare l’allarme è il portavoce di Unicef Italia, Andrea Iacomini. «Il colera sta dando loro il colpo di grazia: è la più grande epidemia della storia recente, peggiore perfino di quella di Haiti - aggiunge Iacomini - A partire dal mese di aprile, il colera ha ucciso circa 2 mila persone e ne ha contagiate quasi un milione: se si va avanti così i numeri saranno biblici». Gli operatori sanitari, che non hanno ricevuto retribuzione per oltre 10 mesi, stanno lavorando instancabilmente per fermare l’epidemia ma le condizioni sono davvero gravi: gli ospedali sono affollati e non tutti possono essere ricoverati. «L’Unicef, attraverso i partner locali, sta fornendo aiuti essenziali alla popolazione e spera di avere maggiori investimenti per migliorare i servizi igienico sanitari e prevenire future epidemie», sottolinea Iacomini. «È una catastrofe umanitaria che avviene nell’indifferenza generale» prosegue il portavoce, che rivolge un appello ai media: parliamo dello Yemen, ricordiamo i nomi dei bambini che muoiono sotto le bombe, di quelli costretti a imbracciare le armi e a patire la fame. «Solo se l’opinione pubblica conoscerà questa tragedia - conclude Iacomini - e farà pressione sui governi potremo evitare altri milioni di vittime».
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