La fuga infinita degli Yazidi: muoiono 50 bambini al giorno

Yazidi in fuga
di Cristiano Tinazzi
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Martedì 12 Agosto 2014, 08:25 - Ultimo aggiornamento: 08:26
La furia dell'Isis sembra non avere fine. Tutte le minoranze religiose sono in pericolo, ma pi di tutte nel mirino degli estremisti islamici ci sono gli Yazidi. Che a migliaia, spinti dall’ondata di terrore, marciano verso la salvezza. Molti a piedi scalzi. Nell’infinita processione nel caldo torrido, i volti disperati delle madri che hanno perso i loro figli nella calca. L’acqua non c’è, e le poche bottiglie generano continue contese. Queste le immagini dell'esodo di migliaia di Yazidi iracheni che sono riusciti a sfuggire all'accerchiamento dei jihadisti dello Stato islamico (Isis) sulle montagne intorno a Sinjar, e che ora si dirigono verso il confine siriano sperando di riuscire poi a fare ritorno nel loro Paese.

Hazim Said, un rappresentante della minoranza Yazidi che domenica ha incontrato il ministro degli Esteri francese Laurent Fabius a Erbil, capitale della regione autonoma del Kurdistan, ha stimato che «solo il 40 per cento» delle decine di migliaia di rifugiati sulle montagne siano riusciti a ricevere gli aiuti di prima necessità, in particolare cibo e acqua, paracadutati dagli aerei americani. «Cinquanta bambini continuano a morire ogni giorno», ha riferito da parte sua Vian Dakhil, deputata appartenente a questa comunità di seguaci di una religione pre-islamica, perseguitati dai fondamentalisti.



LA STORIA

Eredi di una tra le più più antiche religioni del mondo, sono riusciti ad arrivare fino ai giorni nostri attraverso persecuzioni e tentativi di assimilazione. Un credo che conta poco più di cinquecentomila adepti, per la maggior parte diffusi nel distretto di Mosul e a Sinjar, al confine con la Siria. Il fatto di adorare un angelo che ha sembianze di pavone, Melek Ta'us, l'angelo decaduto, considerato dai sunniti estremisti il diavolo, li fa diventare, insieme agli «eretici» sciiti, i nemici pubblici numeri uno. Almeno 40mila yazidi dopo la caduta di Sinjar si erano rifugiati nella scorsa settimana sul monte omonimo. In trappola, senza la possibilità di ripararsi dal sole cocente, senz'acqua e cibo. Il governo iracheno aveva tentato di effettuare, ma con scarso successo, alcuni lanci di viveri. Poi sabato scorso i Peshmerga e i miliziani dell'Ypg (braccio armato del partito curdo siriano Pyd), grazie anche ai bombardamenti aerei americani, sono riusciti ad aprire una via di fuga ricacciando indietro gli uomini dell'Isis. Almeno 15 mila persone sarebbero così riuscite a uscire dal vicolo cieco nel quale si erano infilate salendo sulle montagne. Molti hanno attraversato il confine siriano, ma ne rimangono almeno ancora diecimila bloccati sul Sinjar. Poco distante, a Dohuk, sono arrivate altre decine e decine di migliaia di persone. Qui, fortunatamente, la situazione è sotto il controllo dell'Unhcr. Da sempre gli yazidi hanno abitato queste terre. Se si fa fede al loro calendario, sono esattamente 6764 anni. Thamer Alyas oltre a essere yazida, originario di Sharya, un paese vicino a Dohuk, è un giovane sociologo e ricercatore che in questi giorni si trova in Turchia.



LE TESTIMONIANZE

«Il sette di agosto mi sono recato in Turchia – spiega - per censire tutti gli yazidi che attraversavano il confine e fornire così dati attendibili alle organizzazioni internazionali. La nostra minoranza è sempre vissuta in pace con tutti. Non abbiamo mai fatto distinzioni tra noi, cristiani e musulmani». «Nel corso dei secoli – prosegue - abbiamo subito settantatré tentativi di genocidio e nessuno, oggi, ci sta aiutando. Il governo iracheno non sta facendo nulla e poco o niente quello curdo. I peshmerga si sono ritirati da Sinjar lasciando l'area in mano all'Isis che ha ucciso migliaia di persone. Almeno 1500 ragazze sono state catturate e non sappiamo più nulla di loro. Se non fosse stato per l'Ypg sarebbero tutti ancora bloccati sulle montagne». Thamer è disperato per la sua gente e non crede che i peshmerga da soli potranno contenere l'avanzata dell'Isis: «Da soli non ce la faranno, ma ho fede che i peshmerga insieme all'Ypg e a tutti coloro che stanno combattendo qui riusciranno a sconfiggerli». Molti yazidi sono scappati anche a Erbil, Sulaymaniyya e dovunque sia possibile trovare ospitalità. Anche il ministero degli Affari Esteri turco sta cercando di fornire il proprio sostegno, sebbene restino alcune questioni da dirimere. «I turchi stanno allestendo dei campi – conclude Thamer - e fanno passare le persone anche se non hanno documenti di identità, ma non capisco perché invece il governo curdo ne blocchi molte altre asserendo che il Kurdistan per noi è sicuro».
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