Verso il vertice Ue/ Larghe intese sui migranti per far pesare di più l’Italia

di Marco Gervasoni
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Sabato 10 Dicembre 2016, 00:05 - Ultimo aggiornamento: 00:15
Mentre il mondo politico è tutto preso nel gioco, a noi così familiare, della crisi di governo, gli altri mondi continuano a muoversi. E non è detto aspettino la politica nostrana. A Bruxelles, ad esempio, il 15 dicembre si terrà un Consiglio Europeo. Certo, a leggere il programma, consueto affastellarsi di questioni, tipo «brevi cenni sull’universo» per due ore di lavoro programmate, si potrebbe pure fare spallucce. Ma bene o male, in questi consessi si giunge a decisioni destinate ad avere conseguenze su tutti noi, tanto più che quello del 15 sarà dedicato soprattutto all’immigrazione e a come governarne i flussi.

Se l’Italia ci andasse indebolita sarebbe una sciagura. Anche se non dobbiamo nutrire illusioni: dopo il referendum, il nostro paese è oggettivamente più fragile. Basta leggere i commenti dei principali organi di stampa francesi, tedeschi, persino spagnoli, tutti sarcastici su un Renzi sempre pronto a fare la lezione a loro, e invece trovatosi disarcionato. Che perciò giovedì prossimo a Bruxelles si rechi un Renzi di nuovo alla guida del governo o un’altra figura espressa dal Pd (Gentiloni o Padoan), i partner europei non saranno certo molto disposti ad ascoltarci. Eppure è bene Roma faccia sentire la propria voce. Siamo a tutt’oggi infatti il paese maggiormente esposto, quello che, dopo l’accordo tra la Ue e Ankara, si è trovato a dover accogliere le cifre più imponenti di disperati, costantemente in aumento, e in larghissima parte migranti definiti «economici» e non rifugiati di guerra.

Siamo inoltre la nazione che, con il cosiddetto Migration compact, ha proposto alla Ue il piano più organico. E se Juncker lo ha elogiato ma lasciandolo nel cassetto quando c’era Renzi, non si può certo sperare che diventi un vademecum ora. Affinché il presidente del Consiglio destinato a recarsi al summit abbia autorevolezza, bisognerebbe quindi che, almeno su questo dossier, e su quelli relativi ai rapporti con la Ue, egli sia sostenuto pure dalle forze all’opposizione. È infatti necessario affrontare il fenomeno migratorio con un atteggiamento di realismo, rigore e giustizia, che eviti sia slanci tipo «accogliamoli tutti» (chimerici oltre che pericolosi) sia il loro opposto, un «cacciamoli tutti» altrettanto impraticabile.

Su questo comune minimo denominatore non sembra che le principali forze politiche siano in disaccordo. Se a battere maggiormente sui pericoli dell’immigrazione sono da sempre la Lega e Fratelli d’Italia, e in forma più soft Forza Italia, negli ultimi tempi anche i 5 Stelle paiono giunti a convincimenti pragmatici. Quanto al partito di maggioranza relativa, dopo una fase di sottovalutazione (per molto tempo Renzi ha minimizzato l’entità dei flussi), il Pd, e soprattutto i suoi sindaci (in particolare quello di Milano, Sala) hanno ben inquadrato il problema e proposto soluzioni concrete.

Il nuovo (o vecchio) capo del governo potrebbe provare a offrire una sintesi di queste posizioni, portandole sul tavolo del Consiglio Europeo, forte di un sostegno che vada oltre la sua stessa maggioranza. E insistere, ad esempio, sugli aiuti economici e materiali da esigere nei confronti di Bruxelles per il carico dell’accoglienza, tutto sulle spalle dell’Italia. Se invece il premier si trovasse fragile, indebolito, percepito come l’ennesimo presidente del Consiglio di un paese abituato a cambiarli ad ogni volgere di stagione, nessuno poi abbia a lamentarsi di decisioni prese contro i nostri interessi. Su questi temi, il tanto peggio tanto meglio conduce sempre e solo al disastro.
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