Scandalo a Versailles, le sedie di Maria Antonietta sono false

Scandalo a Versailles, le sedie di Maria Antonietta sono false
di Francesca Pierantozzi
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Domenica 4 Settembre 2016, 19:33 - Ultimo aggiornamento: 5 Settembre, 17:44
PARIGI Il trono di Luigi XVI, almeno quello, è vero. Ma le sedie di Maria Antonietta, quelle graziose e sbarazzine, le prime della storia col “medaglione” come schienale, quelle no, sono false. Lo scandalo non poteva essere più grosso per il castello di Versailles: le sedie della Regina non sono quelle ordinate nel 1768 dalla Contessa du Barry per il suo amante Luigi XV e poi ereditate da Marie Antoinette, ma quelle commissionate nel 2008 dall’antiquario truffaldino Bill Pallot a Bruno D., anche lui ebanista, con laboratorio a due passi dalla stazione della metro Ledru Rollin. Costo delle sedie antiche di un paio d’anni e non di un paio di secoli: 2,7 milioni di euro. L’imbroglio è scoppiato a giugno, ma soltanto in questi giorni sono partite le denunce, mentre traballa la biennale degli antiquari, il più importante appuntamento del mercato dell’arte parigino, dal quale è stato necessario estromettere la vedette, Bill Pallot, che è anche docente alla Sorbona e uno dei più grandi esperti del mondo, autore di libri e, ormai anche di false sedie, considerati un riferimento per gli antiquari specializzati nel XVIII secolo. A scoprire la truffa, è stato proprio un allievo di Pallot, Charles Hooreman. Nel 2012 scopre nella galleria del suo maestro, la famosa Aaron, in cui Pallot ha officiato per trent’anni come responsabile del reparto mobili, due “ployant”, gli sgabelli pieghevoli del 17esimo secolo, con gambe incrociate e guarite di un cuscino. Un colpo d’occhio gli basta: sono due falsi. Lo dice al suo maestro, che fa spallucce. La cosa finisce lì. Peccato che qualche mese dopo Hooreman scopre che i due sgabelli sono stati acquistati dal castello di Versailles per diverse centinaia di migliaia di euro. «Se Bill Pallot avesse venduto sedie false a collezionisti privati non mi sarebbe importato – ha detto Hooreman a Libération, che alla vicenda ieri ha dedicato tre pagine – Ma il castello di Versailles è un Ente nazionale che funziona grazie al denaro pubblico».
CROCIATA
Hooreman parte in crociata. E scopre che nel castello di falso non ci sono soltanto gli sgabelli ma anche una serie di sedie Delanois, una poltrona Bergère, altre poltroncine. Il tutto acquistato tra il 2008 e il 2012 per quasi tre milioni di euro. Dopo mesi di tentennamenti della direzione, evidentemente imbarazzata per il clamoroso errore di giudizio dei suoi esperti, è partita un’inchiesta della procura affiancata dalla brigata antiriciclaggio. Gli inquirenti sono riusciti a risalire a un traffico di assegni e prestanome che faceva capo a Pallot, che adesso deve rispondere di falso in associazione per delinquere e riciclaggio aggravato. Nell’inchiesta compare anche l’ebanista Bruno D., considerato il migliore della sua generazione, a cui i Versailles ha tra l’altro commissionato il restauro del letto di Luigi XVI. Pallot ha confessato tutto. Secondo il suo avocato, non avrebbe agito per brama di denaro. «La sua è stata una sfida intellettuale», ha detto: voleva vedere se sarebbe riuscito a trarre in inganno i maggiori esperti del mondo e a confezionare falsi perfetti. Sfida vinta. Su internet è ancora possibile consultare un video in cui Pallot spiega come fare, con un colpo d’occhio, a capire se una sedia del 18esimo secolo è falsa. 
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