Venezuela, uccisa Genesis, miss anti-chavista

Genesis Carmona, la miss uccisa in Venezuela
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Sabato 22 Febbraio 2014, 08:40 - Ultimo aggiornamento: 08:54
La bella Genesis, una Miss di 23 anni, morta dopo 24 ore di agonia. Colpita da una pallottola alla testa durante una protesta anti chavista, era stata portata all'ospedale di Valencia, nello stato di Carabobo, da due manifestanti in moto, ma non c'è stato nulla da fare.



La triste notizia è giunta mentre centinaia di manifestanti erano concentrati davanti al Palazzo di Giustizia di Caracas, aspettando la comparizione in tribunale di Leopoldo Lopez, il dirigente che si è consegnato ieri alla polizia, dopo essere stato accusato di essere l'organizzatore dei violenti scontri della settimana scorsa. Genesis Carmona, studentessa di marketing all'Università Tecnologica del Centro e nota modella eletta Miss Turismo di Carabobo (nordovest del Paese) nel 2013, era una della decina di persone, per lo più giovani, rimaste ferite ieri quando un gruppo armato ha aperto il fuoco contro una manifestazione antichavista a Valencia, capitale dello stato e terza città del paese. La giovane è morta a poca distanza dal luogo dove è stata uccisa lo scorso 7 gennaio Monica Spears Mootz, una ex Miss Venezuela e star delle telenovelas, di 29 anni.



La morte di Spears, assassinata insieme al marito da una banda di rapinatori mentre percorreva la quarantina di kilometri che separano Valencia da Puerto Cabello, sulla costa caraibica, aveva portato il presidente Nicolas Maduro a decidere un rimpasto totale del governo e a lanciare una iniziativa politica contro la violenza criminale nel paese. Circa un mese dopo, Genesis è oggi la quinta vittima delle manifestazioni lanciate dal movimento studentesco e appoggiate dall'opposizione per esigere al governo non solo più sicurezza ma anche una risposta efficace alla crisi economica che attraversa il Venezuela, con un'inflazione che supera il 50% e gravi problemi di disponibilità dei prodotti di prima necessità.



Dopo che la protesta studentesca del 12 febbraio davanti alla Procura di Caracas è sfociata in scontri violenti con due manifestanti e un dirigente chavista morti, il governo ha accusato Lopez di aver organizzato personalmente i disordini, per permettere all'opposizione di cavalcare il movimento e lanciare un «golpe fascista strisciante». Lopez si è consegnato ieri alle autorità dopo aver parlato davanti a migliaia di supporter, incoraggiandoli a proseguire una «lotta che deve essere pacifica e nel rispetto della Costituzione, ma deve anche essere di piazza». Dopo aver passato la notte in un carcere militare viene presentato oggi alla giustizia, dopo essere stato accusato di istigazione alla violenza e associazione per delinquere.



Secondo le inchieste pubblicate da diversi organi di stampa, negli incidenti del 12 febbraio sarebbero coinvolti almeno tre agenti del Servizio Bolivariano di Intelligence Nazionale (Sebin), che sono stati ripresi mentre sparavano sui manifestanti. Sui media locali e le reti sociali continuano a moltiplicarsi le segnalazioni di proteste antichaviste, molte volte represse con violenza: a Maracaibo un sacerdote, Josè Palmar, è stato raggiunto da pallottole di gomma e picchiato dai poliziotti nel corso di una manifestazione studentesca.
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