«NO A GUANTANAMO»
Innanzitutto gli imam dovranno «essere formati in Francia e non altrove», ovvero non all'estero, in Marocco, Algeria o Arabia Saudita. E poi l'annosa questione, ciclicamente affrontata e mai risolta: il finanziamento della costruzione delle moschee e dell'organizzazione del culto musulmano. «Auspico ha detto Valls che per un periodo da determinare non possano più esserci finanziamenti dall'estero». Il premier francese questa volta non ha parlato soltanto di organizzazione, ma anche di dottrine religiose: «Bisogna essere irremovibili sulle critiche alla laicità, le ideologie integraliste e su tutti quelli che, con un discorso fondamentalista, preparano gli spiriti alla violenza. Il salafismo non deve esistere in Francia. Spetta all'Islam francese reagire. Tutti i cittadini hanno un ruolo da svolgere nella lotta contro il radicalismo, e dunque anche i musulmani». Da sempre il finanziamento del culto musulmano in Francia è affidato a doni in arrivo dall'estero, in particolare Marocco, Algeria, Arabia Saudita e Qatar.
LE POLEMICHE
Stesso problema per gli imam: nell'immensa maggioranza sono formati all'estero, quasi nessuno segue i corsi dell'istituto di Scienze umane di Saint Denis, di Chateau-Chinon o alla Grande Moschea di Parigi. Quando arrivano in Francia (soprattutto da Marocco) i nuovi imam continuano a essere stipendiati dal loro paese di origine. L'opposizione di destra dei Republicains, in aperta rottura col governo in materia di lotta al terrorismo, ha denunciato «l'ipocrisia di Valls». In particolare il parlamentare Eric Ciotti, presidente del consiglio dipartimentale delle Alpes-Maritimes, ha accusato il governo di aver recentemente autorizzato l'apertura di una nuova mosche a Nizza costruita con fondi sauditi e di proprietà di un cittadino saudita. «Valls ordini adesso la chiusura di questa moschea», ha intimato Ciotti.