Usa, accuse di molestie sessuali a Uber: a indagare sarà Holder

Usa, accuse di molestie sessuali a Uber: a indagare sarà Holder
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Martedì 21 Febbraio 2017, 19:55 - Ultimo aggiornamento: 22 Febbraio, 12:03
Sarà l'ex attorney general dell'Amministrazione Obama, Eric Holder, a indagare sui presunti casi di molestie sessuali e discriminazione di genere denunciati da un'ex dipendente di Uber. Il ricorso a una personalità così importante come quella dell'ex ministro della Giustizia è indicativo dell'imbarazzo suscitato dalle rivelazioni di Susan Fowler Rigetti, un'ex ingegnere del servizio di trasporto automobilistico privato, che su un blog ha denunciato le presunte molestie subite da lei e da altre colleghe da parte di un manager (maschio) dell'azienda.

Rigetti, che ora lavora per un'altra azienda della Silicon Valley, ha raccontato anche di essere stata discriminata in più occasioni in quanto donna e di aver ricevuto scarsa o nessuna considerazione da parte dell'Ufficio risorse umane di Uber al quale aveva riferito gli episodi. Al punto che le ripetute denunce le attirarono addosso la fama di piantagrane.

In un memo inviato ai dipendenti, del quale dà conto il Washington Post, il ceo di Uber, Travis Kalanick, ha annunciato che l'indagine interna sarà condotta in «tempi brevi» e che vedrà la partecipazione, tra gli altri, anche di Arianna Huffington, fondatrice dell'Huffington Post e membro del cda di Uber e di Llane Hornsey, la nuova responsabile delle Risorse umane dell'azienda.

In un tweet postato domenica, Kalanick ha definito i comportamenti denunciati dalla Rigetti «abominevoli e contrari a ogni cosa in cui crediamo», promettendo che «chiunque si comporti così o pensi che questi comportamenti siano Ok verrà licenziato». Le accuse di molestie e discriminazione giungono in una fase delicata per l'azienda di San Francisco, con Kalanick che sta ancora tentando di arginare la cattiva stampa ricevuta per il suo passato ruolo di consigliere di Donald Trump e per l'atteggiamento tenuto da Uber dopo il 'muslim ban' varato dal presidente Usa.

Durante le proteste di gennaio contro la messa al bando degli immigrati musulmani, Uber ha continuato ad operare a New York, nonostante lo sciopero proclamato dai tassisti della città per esprimere solidarietà ai manifestanti. La decisione scatenò la reazione dei social media, sui quali venne coniato l'hashtag «#deleteUber», cancella Uber. Lo stesso appello è stato rilanciato dopo le accuse della Rigetti.

Uber non è l'unica azienda della Silicon Valley a doversi difendere da accuse di molestie e discriminazioni di carattere sessuale.
Molti dei colossi tecnologici della regione in passato sono finiti al centro delle polemiche per la scarsa percentuale di dipendenti donne o appartenenti a minoranze etniche, in particolare nei ruoli più tecnici. Kalanick, riporta il Washington Post, ha scritto che il 15,1 per cento dei dipendenti di Uber nei ruoli scientifici, di product management e engineering sono donne e che l'azeinda prevede di pubblicare nei prossimi mesi un ampio rapporto sulla diversità all'interno di Uber. «Cerchiamo di rendere Uber un posto di lavoro per chiunque», ha affermato il ceo dell'azienda, in attesa dell'esito dell'inchiesta interna sulle accuse lanciate dall'ex dipendente.
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