Usa, le prostitute "marchiate" dai protettori come simbolo del possesso

Usa, le prostitute "marchiate" dai protettori come simbolo del possesso
di Anna Guaita
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Lunedì 31 Agosto 2015, 22:49 - Ultimo aggiornamento: 1 Settembre, 18:58
NEW YORK – Alle volte c’è solo un nome. Si potrebbe credere che la giovane se lo sia fatto tatuare per amore. Altre volte il messaggio è volgarmente diretto: il simbolo del dollaro, seguito da un cifra. Può significare che la ragazza non avrà diritto a una notte di sonno, o all’intervallo per la cena, fino a che non avrà accumulato quella cifra. Oppure si tratta del totale che deve raccogliere prima di poter riconquistare la libertà.



Giovani prostitute marchiate, non con un ferro rovente, ma con l’ago dei tatuaggi. Marchiate come oggetti, come proprietà, come si faceva una volta nelle praterie del West con il bestiame. E vengono trattate anche peggio: non possono rifiutare prestazioni, non possono vagare oltre un certo raggio, non possono allontanarsi dal loro “protettore”, l’uomo che le ha comprate e le gestisce.



Un servizio della Cnn ha rivelato come il traffico delle giovani usate nell’industria del sesso abbia adottato anche negli Usa, come in alcuni Paesi dell’Oriente, il ricorso al marchiamento. Si calcola che ci siano un minimo di 100 mila e un massimo di 300 mila prostitute minorenni negli Usa. E quando si dice minorenni si parla anche di 13-14enni. Spesso sono state adescate allo stesso modo con cui vengono adescati i giovani che poi vanno a combattere per l’Isis: attraverso i social network. Questi predatori sanno identificare la giovanetta più debole, magari sola, magari con una famiglia sfasciata, e i genitori drogati. Le invitano fuori, le trattano bene, le fanno sentire curate e amate, e poi le trasferiscono lontano dalle loro città, in luoghi dove non conoscono nessuno, e le trasformano in schiave del sesso.



Una 15enne, salvata e ospitata nel centro “Children of the Night” (Bambini della notte), racconta che voleva scappare: “Ma non conoscevo nessuno, non avevo soldi, non avevo un telefono”. Molte non sanno neanche dove tornare. Talvolta infatti sono gli stessi genitori che le cedono a un narcotrafficante, in cambio di un bella scorta di droghe.



Prima di immetterle “sul mercato”, il magnaccia le “marchia”. Così non solo le ragazze sanno di essere diventate un oggetto di proprietà, ma anche i clienti e gli altri magnaccia sono informati che quella giovane fa parte della “stalla” di Tizio, o Caio. Talvolta il primo tatuaggio sembra innocuo, e la ragazza lo accetta ignara: due iniziali sulla caviglia. Poi diventano visibili, inequivocabili, sulla nuca, fra i due seni, sopra il pube.



I magnaccia trattengono queste sfortunate ragazze confiscando loro ogni dollaro che guadagnano, e intimidendole con il terrore e le minacce. E loro sono abituate a tacere, anche davanti alla polizia, per paura delle punizioni.



Per fortuna la legge sta cominciando a diventare più sensibile: “Ci sono voluti anni – dice la tenente Lillian Carranza della polizia di Los Angeles – ma finalmente le forze dell’ordine stanno capendo che quelle giovani donne non sono dei veri criminali, ma sono semmai le prime vittime di criminali senza scrupoli".
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