Secondo i numeri dell’Agenzia, portati a sostegno delle proprie conclusioni, le sue politiche hanno contribuito a ridurre la diffusione del virus a causa delle trasfusioni da un caso su 2500 a uno su 1,47 milioni. Gli Usa si allineano così anche ad altri Paesi come Francia, Gran Bretagna, Giappone e Australia, dove la pratica delle donazioni di sangue da parte di omosessuali è ormai consolidata da tempo. La legge in materia sul territorio americano, risalente a 32 anni fa, bandiva a vita questi soggetti dalla trasfusione. Il divieto rimane però ancora in vigore per i malati di emofilia e altre patologie correlate.
Tuttavia, la decisione non è stata condivisa dalle associazioni che lottano per i diritti degli omosessuali e che l’hanno definita ancora una volta discriminatoria. Secondo Jared Polis, deputato democratico oltre che vicepresidente del Congressional LBGT Equality Caucus, “è ridicolo e contrario alla salute pubblica che un uomo gay, in una relazione monogama, non possa donare il sangue prima dei 12 mesi stabiliti dalla legge, mentre un eterosessuale promiscuo che ha centinaia di partner possa farlo”.
Gli esperti dell’Fda, le cui decisioni seguono una raccomandazione formale già presentata nel 2014, hanno però ribattuto che la scelta è stata a lungo discussa e si basa su una serie di studi e altri dati che mostrano come questo tipo di esperienza abbia portato risultati positivi in altri Paesi, come Australia e Inghilterra, che prescrivono lo stesso tempo di attesa. Addirittura in Canada bisogna aspettare 5 anni prima di donare il proprio sangue.