Usa, è guerra ai simboli razzisti: rimosse decine di statue dei confederati. Trump: «Assurdo»

Usa, è guerra ai simboli razzisti: rimosse decine di statue dei confederati. Trump: «Assurdo»
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Giovedì 17 Agosto 2017, 15:48 - Ultimo aggiornamento: 20 Agosto, 15:16

«Assurdo»: così Donald Trump in un nuovo tweet commenta la rimozione delle statue di alcuni dei personaggi della guerra civile americana. «Triste vedere la storia e la cultura del nostro Paese fatta a pezzi con la rimozione delle nostre bellissime statue e monumenti. Non potete cambiare la storia - aggiunge Trump - ma potete imparare da essa. Robert Lee, Stonewall Jackson, chi sarà il prossimo, Washington o Jefferson? Così assurdo...».

La mappa della guerra ai monumenti confederati, diventati dei simboli per i gruppi suprematisti bianchi e razzisti che sta facendo da sfondo a questa nuova polemica politica nei confronti di Donald Trump, è praticamente allargata a tutti gli Stati Uniti. Il New York Times pubblica la mappa di tutte le statue di generali o semplici soldati delle forze confederate, che combattevano anche per mantenere la schiavitù nelle piantagioni del Sud, che sono state rimosse e che potrebbero essere rimosse presto. A cominciare dalle quattro statue spostate ieri all'alba dal sindaco di Baltimora, città a grande maggioranza afroamericana dove due anni fa è scoppiata una delle più violente rivolte del movimento 'Black Lives Matter'. Una mossa tesa a scongiurare che potesse succedere quello che lunedì notte è successo a Durham, North Carolina, dove i dimostranti hanno abbattuto la statua di un soldato confederato, eretta nel 1924, con la polizia che è intervenuta arrestando 4 persone. È stato invece spostato nel cimitero di Gainsville un altro monumento ai soldati confederati che da 113 anni si trovava nel centro della cittadina universitaria del nord della Florida. Non lontana da New Orleans dove lo scorso aprile sono stati quattro i monumenti confederati rimossi.

Decisioni del genere sono state prese in molte altre città e cittadine non solo del Sud, ma persino a Los Angeles e San Diego, sulla costa occidentale, e Brooklyn e nel Bronx nel North East. Lunga la lista anche delle città dove sono state presentate proposte di rimozione di statue confederate, a partire da Charlottesville dove l'estrema destra razzista americana si era data appuntamento sabato scorso proprio per una grande manifestazione contro la rimozione della statua del generale Lee. E ad Annapolis il governatore del Maryland, Larry Hogan, vuole rimuovere la statua non di un militare ma di un giudice della Corte Suprema, Roger B. Taney, autore della decisione con cui si stabiliva nel 1857 che gli afroamericani, sia schiavi che liberi, non potevano essere cittadini americani.

Proposte di trasferimento di monumenti e statue confederate da luoghi pubblici a museo vi sono anche a Jacksonville, sempre nel nord della Florida, e Lexington, in Kentucky. E nel mezzo della bufera provocata ieri dalle parole di Trump che metteva sullo stesso piano gruppi suprematisti e dimostranti di sinistra, un senatore del New Jersey ha twittato che intende presentare la proposta per rimuovere le 12 statue di generali e leader confederati che si trovano al Campidoglio.

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