Ue, scontro sul rigore e l'Italia attacca

Ue, scontro sul rigore e l'Italia attacca
di David Carretta
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Mercoledì 30 Novembre 2016, 08:22 - Ultimo aggiornamento: 1 Dicembre, 09:09


BRUXELLES L'Eurogruppo del 5 dicembre potrebbe trasformarsi in una resa dei conti sulla politica di bilancio della zona euro, dopo che il suo presidente, Jeroen Dijsselbloem, ha attaccato la Commissione per aver raccomandato uno stimolo fiscale dello 0,5% di Pil nel 2017 e interpretare «alla leggera» le regole del Patto di Stabilità. L'esecutivo di Jean-Claude Juncker non sembra intenzionato a cedere e ha ribadito la necessità di una svolta per «sostenere la ripresa». La posta in gioco è alta per l'Italia: il giudizio definitivo sulla manovra di bilancio per il 2017 è ancora sospeso e le decisioni della Commissione dipenderanno dal dibattito all'Eurogruppo.

LE POSIZIONI
Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha accusato Dijsselbloem di non avere «grande consapevolezza di come vanno le cose in Italia» ed ha nuovamente minacciato il «veto» sulla revisione del bilancio pluriennale della Ue. Secondo il ministro per lo Sviluppo economico, Carlo Calenda, il presidente dell'Eurogruppo «sta prendendo una gigantesca cantonata, cosa che fa abbastanza regolarmente» con la sua opposizione ad una politica espansiva. Dijsselbloem «non comprende che la questione non sono i vincoli di bilancio, ma il fatto che l'Europa è in mezzo a sfide difficilissime, la prima delle quali è una chiarissima disaffezione dei cittadini», ha detto Calenda.
Dijsselbloem ieri ha messo in discussione le scelte effettuate dalla Commissione il 16 novembre scorso con la comunicazione sulla Fiscal Stance positiva per la zona euro e il parere sui bilanci nazionali. «Tra la raccomandazione sull'espansione fiscale e il rispetto delle regole sulla traiettoria fiscale che derivano dal Patto c'è qualche tensione», ha detto il presidente dell'Eurogruppo, davanti all'Europarlamento: «Non possono essere veri entrambi». Per Dijsselbloem, «la prima responsabilità della Commissione è di far rispettare il Patto». Ci sono solo «un paio di paesi» che hanno margine di bilancio per aumentare la spesa di investimenti perché hanno già raggiunto il pareggio di bilancio, ha riconosciuto il presidente dell'Eurogruppo. Ma «questa è una scelta non obbligatoria, non vincolante. Sta alle decisioni di ogni singolo paese». Per Dijsselbloem, «la responsabilità istituzionale della Commissione è diversa». L'esecutivo comunitario «ha una responsabilità cruciale: tutti i bilanci devono procedere verso bilanci strutturali in equilibrio».

LA POSTA IN GIOCO
Il conflitto sulla cosiddetta Fiscal Stance rischia di innescare una crisi istituzionale. «La Commissione è pienamente all'interno del suo mandato e adempierà alle proprie responsabilità», ha risposto un portavoce dell'esecutivo comunitario. «Il pacchetto tiene pienamente conto degli obblighi previsti dal Patto», ma «sottolinea il bisogno di sostenere la ripresa», ha spiegato il portavoce. La scelta dell'esecutivo Juncker è politica: con i populisti in crescita, la Fiscal Stance positiva dovrebbe arginare il malcontento dando una spinta alla crescita. L'Italia è sulla stessa linea. Calenda ha chiesto un «new deal» europeo con «un grande piano di investimenti» per rendere i paesi della zona euro di nuovo competitivi. «Il Patto di Stabilità è già morto, perché nessuno lo rispetta», spiegano fonti italiane: «l'Italia e la Francia potrebbero cadere in mano ai populisti. Se si continua con l'austerità, alla fine del 2017 la Ue non ci sarà più». Dijsselbloem invece dà voce alla visione del ministro delle Finanze di Berlino, Wolfang Schaeuble, che ha già ha bocciato la proposta della Commissione di una politica espansiva. Per il presidente dell'Eurogruppo, il Patto è «il collante» e «l'ancora di stabilità» della zona euro. Il monito riguarda le crisi future, anche ravvicinate visti i pericoli di instabilità in caso di vittoria dei «no» nel referendum del 4 dicembre. In paesi come l'Italia, «servono ulteriori e determinati progressi per preservare la sostenibilità delle loro finanze pubbliche e per rafforzare la loro capacità di assorbire gli choc».