Ue, Merkel: «A Roma nascerà un'Europa a due velocità»

Ue, Merkel: «A Roma nascerà un'Europa a due velocità»
di Alberto Gentili
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Sabato 4 Febbraio 2017, 08:58 - Ultimo aggiornamento: 5 Febbraio, 12:20

dal nostro inviato

LA VALLETTA - «Voglio che il vertice del 25 marzo non sia solo una celebrazione dei sessant'anni dei trattati di Roma». Paolo Gentiloni, per il summit che ospiterà nella Capitale, ha grosse ambizioni. Il premier italiano è convinto che per rispondere a Trump, apparentemente intenzionato a sgretolare l'Unione europea anche per fare un favore all'amico Vladimir Putin, «l'Europa debba rispondere rafforzando la sua unità». A Malta, Gentiloni, non lo dice. Ma il piano da lanciare a Roma è la Schengen della Difesa e della Sicurezza. Una cooperazione rafforzata a trattati invariati, dunque senza potere di veto da parte degli altri Stati membri - tra Italia, Francia, Germania e Spagna. «Per cominciare». Che questo sia l'obiettivo, Gentiloni, l'aveva detto (in agosto) quando di mestiere faceva il ministro degli Esteri. E l'aveva detto dopo lo choc della Brexit e la catena di attacchi terroristici che hanno sconvolto l'Europa: «Per rispondere al sentimento d'angoscia che attraversa il Continente e contrastare la deriva populista, dobbiamo offrire risposte efficaci alle preoccupazioni dei nostri cittadini, a cominciare dalla sicurezza e dalla difesa». Un progetto più che mai valido, ora che Trump minaccia anche di demolire la Nato e rilancia relazioni «amichevoli» con Putin.

RIPARTIRE
Tant'è, che a conclusione del vertice, Angela Merkel ha ufficialmente benedetto l'iniziativa, senza svelare il tema della cooperazione rafforzata: «Ci potrebbe essere un'Europa a differenti velocità, non tutti gli Stati parteciperanno ai vari passi dell'integrazione europea. E questo potrebbe essere incluso nella dichiarazione di Roma». Il 25 marzo, per tentare di salvarsi, l'Europa dei leader liberal democratici cercherà insomma di ripartire dal suo nucleo storico. E lo farà cominciando dalla sicurezza e difesa, anche nella speranza di togliere frecce all'arco dei partiti populisti. Merkel, Gentiloni e Hollande, consapevoli della fragilità in cui è precipitata l'Unione - Polonia e Ungheria già a flirtano con Trump («con lui si torna all'Europa delle nazioni», ha vaticinato l'ungherese Orban), piuttosto che assistere inerti allo sgretolamento della costruzione europea, rilanciano. Ma abdicano di fatto all'idea della Grande Europa. Del resto l'Unione è già scesa con la Brexit da 28 a 27. Chissà quale sarà il conto finale. Che i rapporti con i Paesi di Visegrad (dentro, oltre a Varsavia e Budapest, ci sono anche Slovacchia e Repubblica ceca) siano tesi è chiaro da tempo. Ma ieri anche Hollande, infastidito dagli scambi affettuosi tra Trump e il leader polacco e ungherese, a Malta ha fatto la voce grossa: «C'è chi non rispetta gli impegni pur ricevendo sostanziosi aiuti.

L'Europa però non è una cassa a cui attingere. A Roma dovremo ribadire il principio che l'Unione è costruita per essere più forti insieme». Ma ecco i dettagli del piano. Nell'ottica di questa Schengen della sicurezza, secondo Gentiloni «un gruppo di Stati membri potrebbe accelerare la sua integrazione nel campo della difesa mettendo in comune competenze e risorse». Non si tratterebbe di creare una armata europea che raggruppi la totalità delle forze nazionali degli Stati partecipanti, ma di costituire una «forza europea multinazionale», dotata «di una struttura di comando e di meccanismi decisionali e budgetari comuni». Suscettibile, poi, di essere allargata. Come è accaduto con Schengen e con l'euro. A La Valletta ieri c'è stata una svolta anche sui migranti. Gentiloni è prudente, dice che i «miracoli non se ne fanno», che «non esiste la bacchetta magica», che «è solo un primo passo».

BARCONI
Ma agli atti c'è, pur senza aprire più di tanto il portafogli, che l'Unione sosterrà, e finanzierà, l'intesa siglata giovedì dal governo italiano per fermare i barconi di migranti che partono dalle coste di Tripoli. Lavorerà insieme all'Italia a un potenziamento dei campi d'accoglienza e con il nostro governo aiuterà i libici ad arginare i flussi di profughi che transitano dal Niger, «finanziando e addestrando la guardia costiera e la polizia di frontiera libiche». «L'obiettivo», spiega Gentiloni, «è frenare gli arrivi sulle nostre coste, evitare altre tragedie in mare, rendere umane le condizioni nei campi. E, non ultimo, rassicurare l'opinione pubblica». Provando a smorzare, così, i sentimenti di paura e insicurezza che alimentano i partiti populisti. Gli stessi sentimenti che cavalca Trump.

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