Ue, la commissione: «Prorogare fino a tre anni i controlli alle frontiere interne»

La sede del Parlamento europeo
3 Minuti di Lettura
Giovedì 28 Settembre 2017, 00:03
Nuovo colpo per l'area Schengen. La Commissione Ue, cinta d'assedio dalle cancellerie, ha presentato una proposta per per estendere fino a tre anni la possibilità di controlli temporanei alle frontiere interne, per
esigenze di sicurezza, come quelle che derivano dalla minaccia terroristica. Ma ha anche sollecitato a fare di più sui
rimpatri, poiché ha stimato che presto i migranti economici da espellere dai confini europei raggiungeranno quota 1,5 milioni.

«Se Schengen muore, sarà l'inizio della fine dell'Europa», è stato il monito severo del commissario europeo Dimitris
Avramopoulos a commento delle voci che si rincorrono in Europa negli ultimi giorni. Voci che si sono alimentate anche dell'indebolimento della cancelliera Angela Merkel e l'ingresso del 17% dell'estrema destra di Alternative Fuer Deutschland al Bundestag, mentre l'Austria, al voto il 15 ottobre, vede il candidato conservatore Sebastian Kurz, considerato l'uomo della svolta anti- migranti, a vele spiegate. L'unico segnale che corre in aiuto di Bruxelles sembrano essere le parole del presidente francese Emmanuel Macron alla Sorbona, «dimostrano che possiamo
contare sulla Francia per le nostre politiche su sicurezza e migrazione», ha osservato Avramopoulos, chiedendo l'ingresso di Romania e Bulgaria nell'area di libera circolazione.

Ma a spingere per la proposta presentata oggi, è stato soprattutto l'Eliseo, che con Berlino, Vienna, Copenaghen e
Oslo, a inizio mese, ha scritto a Bruxelles per chiedere nuovi margini legali per andare avanti nel presidio dei propri
confini, perché «le frontiere esterne sono insicure e il fenomeno terroristico è di natura transnazionale».
Questa volta, per salvare Schengen, la Commissione ha previsto di emendare l'articolo 25 del Codice, quello che
attualmente permette la reintroduzione dei check per 6 mesi, per cause prevedibili che pongono a rischio l'ordine e la sicurezza del Paese, estendendo il periodo fino ad un anno. Nel caso però che al termine dell'anno il Paese ritenga il sussistere di una grave minaccia legata alla stessa motivazione, Bruxelles ha studiato una nuova procedura, l'articolo 27a, che permette di andare avanti fino ad un massimo di altri due anni.

Un meccanismo che può scattare solo dopo una raccomandazione del Consiglio, sulla base di un'opinione della Commissione Ue. «Abbiamo introdotto salvaguardie procedurali più forti per assicurare che i controlli alle frontiere interne restino un'eccezione, l'ultima spiaggia, e siano usate solo se necessarie e proporzionate, limitando l'impatto sulla libera circolazione», ha cercato di rassicurare il commissario.

Germania, Austria, Danimarca e Norvegia, grazie all'articolo 29 dello stesso codice, studiato per la 'protezionè da flussi migratori irregolari straordinari, e attivato in occasione dell'ondata eccezionale sulla rotta dei Balcani occidentali del 2015, hanno ottenuto di esercitare controlli, per quasi due anni, ad alcuni dei propri confini nazionali. Ma l'ultima «improrogabile scadenza», come ha ribadito da Avramopoulos, è per l'11 novembre. E anche la Francia, il Paese dell'Unione più colpito dagli attacchi dell'Isis, ha in vigore controlli a tutti i suoi confini dal novembre 2015, che anche in questo caso scadranno a novembre.

Difficile però che la nuova proposta della Commissione Ue arrivi in porto per novembre (dovrà passare da Consiglio e Parlamento Ue), ragion per cui c'è da scommettere che, nel frattempo, le cancellerie pensino a nuovi escamotage.
© RIPRODUZIONE RISERVATA