La Ue apre le porte ai turchi niente più visto per entrare

La Ue apre le porte ai turchi niente più visto per entrare
di Valentina Errante
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Mercoledì 4 Maggio 2016, 09:48 - Ultimo aggiornamento: 19:58
È stata una corsa contro il tempo quella di Ankara e alla fine la Turchia ce l'ha fatta. Perché, salvo sorprese, oggi la Commissione europea darà l'ok alla liberalizzazione dei visti turchi nell'area Schengen. Un via libera condizionato, entro giugno tutti i paramentri dovranno essere osservati ma, al momento, il rispetto di 66 condizioni sulle 72 pretese da Bruxelles sembra già sufficiente. È un passo propedeutico all'accordo per la riammissione dei richiedenti asilo in Turchia, che entrerà in vigore dal 1 giugno. Ma oggi la commissione ripristinerà anche i controlli interni all'Eurozona, così come richiesto da Germania, Austria, Svezia, Norvegia e Danimarca: la Grecia è fuori almeno per altri sei mesi. La questione passerà poi al gruppo Asilo della Commissione, quindi al Consiglio e al Parlamento. Una decisione che potrebbe costare fino a 18 miliardi di euro l'anno.

 

I CRITERI
La condizione finale per il disco verde alla Turchia è che questa soddisfi tutti i requisiti entro fine giugno. Il verdetto sarà comunque del Consiglio e del Parlamento Ue, dove Claude Moraes, a capo della commissione competente, promette un attento scrutinio. Quello dell'abolizione dei visti è uno dei punti più controversi dell'intesa tra i 28 e la Turchia, per ridurre gli sbarchi dei migranti in Grecia. Un accordo che ha inciso già sui flussi: gli arrivi dei profughi nelle ultime settimane si sono ridotti in modo drastico e ieri, per il quinto giorno di seguito, non ci sono stati. Nelle scorse settimane Ankara aveva più volte minacciato di ritirarsi in caso di un mancato via libera. Il Parlamento turco ha lavorato in un vero e proprio rush finale per adottare il maggior numero di riforme richieste dall'Europa. Lo stesso portavoce della Commissione Ue, Margaritis Schinas, ha sottolineato, che «il governo turco ha adottato un decreto con cui ora permette ai cittadini di tutti e 28 gli Stati membri Ue», compresi quelli di Cipro e Grecia, «di entrare in Turchia senza visto». Fino ad ora erano «undici gli Stati Ue che la Turchia non riconosceva».

SCHENGEN
Oggi è anche il giorno della sospensione di Schengen. La Commissione darà l'ok per i controlli interni straordinari ai cinque paesi che hanno richiesto l'applicazione dell'articolo 29 (ex 26) del codice a causa del mancato rispetto da parte della Grecia dei criteri di sicurezza ai confini esterni. Circostanza che preoccupa non poco. Il rischio è che simili misure, in futuro, possano essere assunte anche rispetto all'Italia. E del resto la decisione avrà anche un peso economico: la reintroduzione di controlli alle frontiere comporterà costi tra i 5 e i 18 miliardi l'anno. Con conseguenze pesantissime sull'export. È questa la valutazione della Commissione europea che nel rapporto di previsione pubblicato ieri ha esaminato gli effetti possibili dell'addio (anche temporaneo) all'Europa di Schengen. Non si tratta di una stima, tengono a precisare gli economisti di Bruxelles.

Il ministro per l'Economia Pier Carlo Padoan manifesta tutta la propria preoccupazione: «La messa in discussione del Trattato di Schengen è più pericolosa della messa in discussione dell'euro perché rischiano di prevalere visioni nazionali. Si era deciso di abbattere totalmente i confini, eliminando i passaporti e ora, a fronte della sfida dei flussi migratori, si rimette in discussione tutto questo». Opposto il commento del ministro dell'Interno: «Non ci preoccupa» la decisione che sarà ufficializzata dalla Commissione europea di consentire ad Austria, Germania, Danimarca, Svezia e Norvegia di estendere i controlli temporanei alle frontiere interne fino ad un massimo di sei mesi - dice Angelino Alfano - come ha spiegato il commissario europeo all'Immigrazione, Dimitris Avramopoulos, la misura serve per tornare a Schengen non per interromperlo. E non ci preoccupa - ha aggiunto - perché l'Italia sta facendo il suo dovere e dimostreremo che sono altri a non fare il loro su questo tema».

L'AMBASCIATORE TURCO
La decisione sembra tranquillizzare anche la Turchia: spiega ambasciatore turco presso l'Unione europea, Selim Yenel, «La proposta per inserire salvaguardie più stringenti, all'inizio non ci piaceva, ma ora crediamo che ci aiuterà, perchè tranquillizza l'opinione pubblica ed il Parlamento europeo, che pensano che se qualcosa andrà male ci sono le salvaguardie a cui fare ricorso» mentre «noi siamo convinti che niente andrà storto». Poi aggiunge: «Se ci sarà la liberalizzazione dei visti non ci saranno milioni di persone che arrivano in Ue e nemmeno centinaia di migliaia - avverte Yenel -. Solo il 10 per cento della popolazione, circa sette milioni, in Turchia ha il passaporto e questi poi dovranno essere trasformati in passaporti biometrici e ci vorrà tempo».