La sorpresa «All'inizio, quando ho risposto e ho sentito dall’altro capo la voce inconfondibile del pontefice, ho pensato a uno scherzo. Sì, a uno scherzo, perché non è cosa frequente». In passato era sempre stato lui a cercare il pontefice e mai viceversa. «Stavolta, invece, è stato una specie di motu proprio papale». Sorride Di Segni mentre racconta il perché della chiamata. Cinque o sei giorni fa era stata fissata una udienza alle mamme e ai papà dei tre ragazzi. «I collaboratori del pontefice avevano stabilito l'incontro per lunedì prossimo. Sarebbero tutti arrivati apposta da Israele. Purtroppo gli eventi sono andati in un'altra direzione; quei ragazzi non ci sono più». Mentre prendeva visione degli impegni della prossima settimana, tra cui l'udienza alle famiglie israeliane, Francesco si è chiesto se vi fossero notizie ulteriori. «Ha così preso l'iniziativa per domandarmelo direttamente, e sapere cosa fare, come procedere». Dialogo e collaborazione. I familiari dei giovani avevano contattato il rabbino una settimana fa pregandolo di fare da tramite per ottenere il colloquio papale. «Mi ero messo d'accordo con alcuni funzionari. Ovviamente la notizia era tenuta molto riservata. Stamattina li ho avvertiti che l’incontro si sarebbe dovuto rinviare, anche perché secondo il rito ebraico, i familiari del defunto, a sepoltura avvenuta, hanno l’obbligo di sospendere ogni attività per sette giorni. Sicchè un viaggio in questa condizione sarebbe stato impensabile». Il Papa ha fatto sapere a Di Segni che la disponibilità ad abbracciare queste mamme in preda al dolore rimane immutata. «E' stata una conversazione familiare, dai toni molto umani. E' un uomo fuori dall'ordinario». Prima di salutare Francesco il rabbino (che è anche un medico) ha voluto avere ragguagli sulle condizioni di salute del pontefice. «Come sta? Leggiamo di voci preoccupanti...» Immediata la chiusa dell'interlocutore. «Guardi, non è niente. E' che mi fanno lavorare troppo qui dentro».
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