Il 17 febbraio un'autobomba ha fatto 28 morti e 61 feriti nel cuore di Ankara, a circa 500 metri dal parlamento turco. L'ordigno è esploso al passaggio di un pullman militare vicino a una base dell'esercito. Anche in questo caso Ankara ha puntato il dito contro i curdi. Il 12 gennaio un'esplosione provocata da un kamikaze ha colpito piazza Sultanahmet, nel cuore della Istanbul antica, uccidendo 10 turisti tedeschi e ferendo altre 15 persone. L'attentato è stato rivendicato dai jihadisti del sedicente Stato islamico (Is). Il 10 ottobre, durante una manifestazione per la pace ad Ankara, in un attacco sferrato da due kamikaze, 97 persone sono state uccise e 245 ferite.
L'attentato terroristico, il più grave nella storia della Turchia moderna, è stato messo a segno vicino alla stazione centrale, poco prima dell'inizio della manifestazione organizzata da sindacati e ong, a cui partecipavano diversi partiti d'opposizione, primo tra tutti il curdo Hdp.
Anche questo attentato è attribuito all'Is. Tre mesi prima, il 20 luglio, un attentatore suicida seguace dell'Is si è fatto saltare in aria a Suruc, cittadina turca sul confine con la Siria, uccidendo almeno 30 giovani attivisti che volevano superare il confine per contribuire alla ricostruzione di Kobane, cittadina a maggioranza curda sottratta all'Is dalle milizie curde e dai Peshmerga di Erbil. Diverse autobomba e mine, infine, sono esplose dallo scorso luglio in varie zone del sud-est curdo, dove è in corso un'operazione dell'esercito contro i militanti curdi del Pkk.
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