La Turchia: in Europa 3mila jihadisti

La Turchia: in Europa 3mila jihadisti
di Fabio Morabito
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Venerdì 20 Febbraio 2015, 06:06 - Ultimo aggiornamento: 18:53
L'ultimo allarme è dei servizi segreti turchi. E ne dà ampio risalto la stampa locale: terroristi dell'Isis sarebbero di passaggio in Turchia, diretti in Europa per organizzare attentati. L'obbiettivo sono i Paesi che partecipano alla coalizione contro lo Stato islamico. E l'intelligence turca (Mit) non sarebbe in grado di conoscere e fermare questi jihadisti, anche per la massa di profughi che varca ogni giorno le frontiere.



Per dare l'idea delle dimensioni del fenomeno, è di oltre un milione e mezzo la stima dei siriani in fuga dalla guerra civile e attualmente in Turchia, una parte dei quali ospitati in giganteschi campi profughi.

Un secondo ordine di obbiettivi, secondo il Mit, sono le ambasciate degli stessi Paesi della coalizione anti-Isis presenti in Turchia.



C'è pure una stima di quanti jihadisti potrebbero passare, o essere già passati, dalla Siria (e anche dall'Iraq) in Turchia. Il numero che il Mit ha indicato, non si sa quanto attendibile, è impressionante: tremila presunti jihadisti. Un esercito. Fra di loro, sostiene l'informativa diffusa dalla stampa di Ankara, potrebbero figurare anche alcuni dirigenti del gruppo armato. E la presenza di un gruppo di comando che si sposta in Turchia e in Europa apre a scenari ancora più drammatici dei recenti attentati in Francia e Danimarca.



Queste informazioni, rese pubbliche dai servizi turchi nella consapevolezza dell'allarme globale che provocheranno, si inseriscono in un contesto particolare. La Turchia infatti è stata spesso accusata di tolleranza verso i gruppi jihadisti che si oppongono al regime di Damasco, o addirittura di averli appoggiati agevolandoli, con le loro armi, nel passaggio lungo i 900 chilometri di confine. Un'ambiguità di rapporti che è stata utile per il rilascio di 46 prigionieri turchi catturati dentro il consolato di Mosul nella presa della città da parte dell'Isis. La vicenda fu gestita nel settembre scorso - con successo - da Ankara, che negò le sue basi alla coalizione anti-Isis che si stava formando in quei giorni a Gedda. A trattare con i jihadisti fu, ufficialmente, l'intelligence turca.



Ora la linea di sempre sarebbe sconfessata (o almeno rivista) dal timore di una minaccia nuova, che guarda all'Europa. Un segnale era già stato dato nei giorni scorsi (e interpretato come tale già dal New York Times) con un attacco contro postazioni qaediste appena al di là del confine con la Siria.



L'ALTRA EMERGENZA

Una minaccia reale presente da tempo, perché la Turchia è notoriamente il luogo di passaggio dei terroristi che vogliono entrare in Europa, oppure che dall'Europa vogliono andare in Siria o Iraq per combattere con le milizie del Califfato.



Di tutt'altro genere è invece l'emergenza profughi che preme sull'Italia dal sud del Mediterraneo. Le illazioni che i barconi dei migranti possano trasportare terroristi o addirittura esplosivo sembrano solo un esercizio di fantasia. Il rischio è un altro, e cioè che gli sbarchi crescano ancora sui numeri record dell'ultimo anno. Da Bruxelles il commissario Ue all'Immigrazione Dimitris Avramopoulos, ha annunciato che l'operazione Triton sarà estesa almeno fino a tutto il 2015. L'esecutivo Ue «è pronto a reagire rapidamente a qualsiasi richiesta dell'Italia di aumentare le risorse per Triton». Ma le spese effettive per l'Italia sono stellari, e toccano il miliardo di euro in un anno.