Il giallo dei dispersi sul conto dei morti. Il pensionato ucciso davanti alla moglie

Il giallo dei dispersi sul conto dei morti. Il pensionato ucciso davanti alla moglie
di Marco Ventura
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Giovedì 19 Marzo 2015, 06:27 - Ultimo aggiornamento: 08:19
ROMA - I nomi, le liste, il giallo. La confusione, la concitazione. L'attacco al cuore di Tunisi, al Parlamento prima e al contiguo Museo del Bardo subito dopo, ha coinvolto turisti italiani. Cinque morti tra i connazionali, due dispersi, sei feriti il bilancio provvisorio e ancora approssimativo della notte. E la possibilità che altri risultino alla fine nella lista delle vittime perché la zona dell'attacco è stata a lungo inaccessibile. La difficoltà maggiore per gli uomini della nostra Ambasciata a Tunisi era proprio quella di raccogliere le informazioni in una situazione di piena emergenza.

MASSACRO PRIMA DEL BLITZ

Il primo nome di una delle vittime italiane è quello di Francesco Caldara, un pensionato di 64 anni di Novara, morto davanti alla moglie Sonia Reddi, 55 anni, rimasta ferita a una spalla. La coppia era in viaggio per festeggiare il compleanno della donna. Sarebbero stati colpiti mentre si trovavano in pullman, nella zona del museo. Drammatica la telefonata dalla Tunisia raccontata dalla sorella della donna, Wanda: «Sonia piangeva ed era disperata. Pensava che il suo compagno fosse solo ferito, anche se in modo grave». Più tardi si è saputo anche il nome di un secondo italiano morto: Orazio Conte, torinese, sua moglie è tra i feriti.



A essere presi di mira dai terroristi sono stati soprattutto i turisti italiani in arrivo al museo. Parecchi turisti (tra loro c'erano anche bambini) sono morti sotto i colpi nel raid delle forze speciali. E da quel momento è stato il caos. Gli italiani erano nell'occhio del ciclone. I militari bonificavano e inventariavano indizi e cadaveri. E le ambulanze facevano la spola con i quattro ospedali. I nostri connazionali mescolati a polacchi, a tedeschi, a spagnoli. Purtroppo, l'unica lista in mano all'Ambasciata dopo la presa di contatto con i responsabili della Costa Fascinosa era quella della nave da crociera che aveva attraccato a Tunisi. L'unica su cui lavorare. Alle 9 di sera, tre nomi erano stati spuntati come morti, accertati negli ospedali dove i corpi erano stati trasferiti o la cui uccisione era testimoniata dai familiari. Ma quattro mancavano all'appello tra i croceristi. In tarda serata la prima comunicazione delle autorità: quattro morti italiani, che non coincidevano del tutto con i tre dell'Ambasciata. La matematica della tragedia portava il conto a cinque, due sicuramente piemontesi.



«SIAMO UN PAESE SICURO»

La Tunisia non era un paese direttamente a rischio. Ci vivono e lavorano parecchi italiani. Ci vanno continuamente turisti, non solo in crociera. Molti sono gli imprenditori che grazie all'abbrivio laicista delle ultime elezioni hanno trovato terreno fertile per impiantare attività a creare basi nella prospettiva di un nuovo ordine anche nella confinante Libia. Appena qualche giorno fa il ministro del Turismo tunisino, Selma Ellouni Rekik, aveva assicurato che la Tunisia «è un paese sicuro che può essere visitato tranquillamente». Eppure, stando al direttore del museo Taher Ghalia, le telecamere a circuito chiuso hanno ripreso l'attacco, «è durato 15 minuti», e i terroristi «hanno preso chiaramente di mira i turisti: erano lì per uccidere, con freddezza». Nella notte in Ambasciata ancora si lavorava alla lista in contatto con Costa Crociere. Un rompicapo che avrà la sua macabra soluzione forse solo oggi.