Tunisi, «Sgozzate i turisti»: l'appello ai lupi solitari
nel documento-diario dei terroristi

Tunisi, «Sgozzate i turisti»: l'appello ai lupi solitari nel documento-diario dei terroristi
di Elena Panarella
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Domenica 22 Marzo 2015, 18:23 - Ultimo aggiornamento: 18:50
Investirli con le auto, affogarli in mare, sgozzarli sulle spiagge. Ancora una minaccia indirizzata ai turisti «americani, britannici, francesi e israeliani».



Il messaggio arriva dallo stesso commando di terroristi che a Tunisi ha fatto una strage di stranieri. È un appello a jihadisti e lupi solitari a emulare i terroristi del Bardo postato sul web. Il documento è in forma di diario, un macabro racconto di quanto accaduto al museo di Tunisi, scritto da un complice del commando o, forse, da uno dei terroristi che è riuscito a fuggire. «È una normale giornata di sole, c'è un bel clima, piacevole e temperato», è l'inizio della cronaca di quelle che per 21 persone, tra cui quattro italiani, sono state le ultime ore della loro vita.



«Loro due (i terroristi) escono di casa, prendono la metro, scendono e cambiano treno, scendono di nuovo, passano davanti alla centrale della polizia infedele del Bardo e davanti alla sede dei servizi segreti militari del Tiranno... si siedono un omento... lasciano la borsa con dentro le armi e le bombe a mano alla fermata dell'autobus», prosegue l'inquietante racconto che, se fosse una fedele narrazione di come sono andati i fatti, confermerebbe quanto ammesso oggi dal presidente tunisino Beji Caid Essebsi e cioè che ci sono state delle falle nella sicurezza. Dopo aver lasciato le armi, infatti, i terroristi vanno «a controllare il posto» e poi tornano «a riprendere le borse». Poi «si infiltrano dentro il parco del parlamento-museo, uno dei due tira fuori le armi e le bombe a mano mentre l'altro fa un rapido giro di ricognizione». E solo a quel punto scatenano l'inferno.



«Decidono di ammazzare chiunque si trovi nel Museo: poliziotti, apostati o stranieri. Lanciano le bombe contro gli autobus, catturano ogni infedele fondamentalista e lo portano in una stanza». Ma, prosegue il racconto, «lasciano scappare gli inservienti tunisini: sono musulmani ed è un peccato spargere il loro sangue». E «risparmiano i bambini, che vengono lasciati andare verso l'uscita». Alla fine del documento la nuova atroce minaccia contro i turisti: «Investiteli con le auto, sgozzateli sulle spiagge e affogateli nel mare».



Una nuova doccia fredda per la Tunisia che con l'attentato al Bardo è stata colpita ad uno dei settori vitali della sua economia. Il turismo costituisce infatti tra il 7 e il 10 per cento del Pil tunisino e dà lavoro a circa 500mila persone. Già il giorno dopo l'attentato era stato calcolato che il turismo registrerà per questa stagione perdite per almeno 700 milioni di dollari. «Bisogna anche sapere - ha aggiunto il presidente tunisino - che la nostra amministrazione è stata indebolita e disorganizzata da quattro anni di cattiva governance dopo la rivoluzione (contro Ben Ali, nel gennaio 2011,ndr.). Ma ci stiamo riprendendo. Le riforme saranno molto rapide», assicura il presidente, che contro il terrorismo lancia un appello all'unità nazionale.



E intanto la notte scorsa ci sono stati dei nuovi arresti da parte delle forze dell'ordine a Ras al Jebel,

vicino a Bizerta. Due persone sono sospettate di far parte di un gruppo estremista collegato in qualche modo all'attentato del museo. Tra il materiale compromettente trovato in loro possesso anche diverse mappe tra cui quelle della zona di confine tra Tunisia e Algeria e alcune del Bardo, considerate riconducibili all'attentato di mercoledì scorso. È stata rinvenuta in possesso dei due arrestati anche una rubrica telefonica con nomi e numeri riconducibili a terroristi di gruppi in Tunisia ed Algeria (negli ultimi giorni tutto ruota attorno a quest'area). Basta pensare che i due terroristi uccisi dalle forze speciali tunisine durante il blitz al museo del Bardo fanno parte del gruppo tunisino Katibat Okba Ibn Nafaa, diretto dall'algerino Lokman Abou Sakher, che - a quanto sembra - avrebbe dichiarato da pochi mesi, fedeltà allo Stato Islamico (Isis), dopo essere stato legato ad Al Qaida Maghreb. Il grupo Katibat Okba Ibn Nafaa, distintosi in passato per azioni particolarmente violente contro le forze armate come quella del luglio 2013, che costò la vita a nove soldati, e quella del luglio 2014 dal bilancio tragico di 14 soldati morti e 23 feriti, fa capo a Lokman Abou Sakher con cui i due avrebbero avuto contatti prima dell'attentato e da cui avrebbero avuto le armi per l'attacco. Il gruppo tunisino che si avvale anche di elementi algerini, opera principalmente nei pressi del monte Chaambi, nel governatorato di Kassserine.
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