A Roma, osserva il quotidiano americano, Donald Trump non ha ancora nominato un ambasciatore, «rinunciando ad un campo di gioco geopolitico che sta sfruttando» l'ambasciatore russo, Sergei Razov. «La sua diplomazia energica - scrive il giornale, preannunciando »un suntuoso banchetto« nella residenza di Villa Abamelek il mese prossimo in occasione della Festa nazionale russa - come buona parte della costruzione delle relazioni con la Russia avviene alla luce del sole, ma c'è il timore tra funzionari italiani, europei ed americani che Mosca stia anche usando lo stesso genere di influenza dietro le quinte e confusione sui media impiegati negli Stati Uniti e altrove per creare un'inclinazione italiana a favore della Russia».
Mosca, dice al New York Times l'ambasciatrice dell'Estonia a Roma, Celia Kuningas-Saagpakk, «ha investito molto per influenzare l'opinione pubblica in questo Paese».
E gli effetti, secondo il giornale, sarebbero già visibili, dal momento che politici italiani appartenenti a ogni schieramento, preoccupati dei rapporti energetici e imprenditoriali, «stanno tentennando più che mai di fronte alla linea dura dell'Unione Europea sulle sanzioni alla Russia». Ricordate le visite di Paolo Gentiloni a Sochi, di Matteo Renzi lo scorso anno a San Pietroburgo e gli stretti rapporti tra Vladimir Putin e Silvio Berlusconi, il giornale osserva poi come il M5S, «in testa ai sondaggi» per le prossime elezioni, sia quello ha una posizione di maggiore apertura nei confronti di Mosca. Apertura che procese di pari passo con la delusione dei grillini nei confronti di Trump, la cui vittoria era stata inizialmente salutata come un altro dito nell'occhio dell'establishment. Ma ora, dinanzi alla posizione ambigua del presidente nei confronti di Mosca, nel movimento cova un crescente sentimento antiamericano.
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