Lo scatto qui sopra ritrae, nei visi di molti protagonisti, un'Europa non arcigna, non matrigna, che si sente fragile ma ancora piena di potenzialità. E che mette in scena se stessa senza grandi paramenti di potere. A parte il vestitone nero a maniche lunghe e di lana spessa, da antica principessa baltica, che sfoggia la presidentessa della Lituania, Dalla Grybauskaide (23), e che la fa sudare maledettamente. Affianco di tutti quelli, tra i 27 leader, che guardano sul telefonino la foto dell'incontro tra Marine Le Pen e Vladimir Putin. E molti di loro non ne pensano affatto bene. La coppia dei polacchi, il presidente del Consiglio europeo Tusk (1), e la premier Beata Szydlo (12), non fanno che ostentare la distanza che li separa. Lei, in giacca gialla e pantaloni neri, un completo che pare rubato alla Merkel (28) che ha optato per il color panna, non vuole Tusk in cima all'Europa e non vuole questa Europa al punto che solo alla fine ha deciso di firmare la Dichiarazione di Roma. E lo fa, quando va nel podietto, prendendosi una pausa spettacolare - quasi che volesse rimettersi la penna in tasca o lanciarla nella sala - poi sigla il suo nome. E apre l braccia, come a dire: mi è toccato. L'applauso per lei è meno sonoro dell'applauso per altri. Tsipras (5), l'altro poco convinto, invece ostenta simpatia sempre senza cravatta («La indosserò soltanto quando la crisi del debito greco sarà risolta») e sembra quello più ciarliero. Sta facendo lobbing per assicurarsi il nuovo salvataggio europeo per Atene. Anche con la Raggi, che accoglie tutti sull'uscio del Palazzo dei Conservatori e qualcuno nella fretta quasi la travolge entrando mentre la Merkel la riconosce solo quando le sta quasi sui piedi («Lei è la sindaca, presumo...»), Alexis il Rosso (sbiadito) è quello che si intrattiene di più. Gemellaggio, di lotta e di governo, Campidoglio-Partenone?
LA FILOSOFIA DI GADAMER
Occhio a Xavier Bettel (2), premier lussemburghese, è uno dei più trendy. Quando poi andrà a pranzo al Quirinale, si avvicina a Mattarella e gli presenta un bel signore: «Ecco mio marito». Il filosofo Gadamer, molto citato ieri, commenterebbe la scena con una sua frase storica: «Il privilegio dell'Europa è nel fatto che ha imparato a convivere con tutte le diversità». Intanto hanno firmato tutti. E quasi tutti, a cerimonia conclusa, si avvicinano al leggio e scattano foto e filmini al documento storico. Non siamo al selfie formato statisti, ma quasi. La Merkel fa notare a Rajoy (30) e ad altri, scherzosamente, quanto sia enorme la firma appena messa dal presidente di Cipro, Nicos Anastasiades (22). «Copre quella di Hollande» (25), dice Frau Angela. E poi rivolta al presidente francese: «Tanto non ti offendi, vero?». Hollande risponde con un sorriso. Ma si vede che è in uscita lo statista francese. Sta sempre appiccicato a Merkel come per implorarla ad ogni passo: «E' vero che non vincerà la Le Pen? Dimmi che è vero...». Altra coppia, questa volta super di sinistra: Tsipras e Costa, premier portoghese. Con metà del cuore sarebbero pronti a stare in piazza con i cortei eurocritici. Juncker intanto ha trovato il suo ritmo («Si cura il male all'anca con il gin?», maligna qualcuno) e avverte: «Ho con me la penna che fu usata per i Trattati di Roma e firmo con quella». Lo fa. Poi si porta via, fingendo di rubarla, la penna ufficiale e la passa a Gentiloni (27): che firma a sua volta.
L'EROE
Il presidente Tajani (16), durante tutto l'evento, mantiene sempre un aplomb istituzionale impeccabile (e sfoggia una bella citazione dell'imperatore Traiano). Così anche Tusk che però rivolto a Muscat (20) il maltese usa un'immagine pulp: «Se rimaniamo dove stiamo, l'Europa va incontro a una morte lenta e dolorosa». Mentre il premier austriaco Kern (3) va incontro ai giornalisti del suo Paese, a inizio cerimonia, e quasi si tuffa simpaticamente su di loro. Poi si accorge che sta facendo sballare i tempi del cerimoniale e torna nei ranghi. Dove l'eroe, ricercato e complimentato da tutti, è Mark Rutte (29), premier olandese che non sarà Adenauer ma ha appena battuto l'estremismo populista alle elezioni. E guarda caso, nella grande foto opportunity, sta al lato opposto rispetto a quello di Orban (19), l'ungherese che erige i muri anti-immigrati, il quale prima e dopo il clic si è mosso per tutta la giornata come un caporalmaggiore, fiero della sua mascella volitiva. Due facce dell'Europa. Che ora stanno nelle stessa foto, ma c'è il rischio - tra elezioni francesi e tutto il resto - che questa foto possa non durare.
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