Noto come “Putin list”, l'elenco dei politici nel mirino comprende il premier Dmitry Medvedev, oltre ai più stretti consiglieri del presidente, i vertici di Fsb e Gru, i servizi segreti, e gli amministratori delegati delle principali aziende di stato, tra cui Rosneft e Sberbank. Tra i 96 oligarchi - ognuno dei quali avrebbe una ricchezza netta pari a un miliardo di dollari, se non di più - ci sono Roman Abramovich, fondatore del colosso industriale Oleg Deripaska e l'uomo d'affari Vladimir Potanin. Anche se il loro inserimento nella lista non comporta automaticamente che queste personalità siano colpite da misure come il bando sui visti o il congelamento dei beni, tuttavia ci si aspetta che imprese e banche europee ed americane vengano per questo dissuase dal fare affari con loro.
Washington «de facto» bolla come «nemici degli Stati Uniti» le persone incluse del Rapporto Cremlino. Così il portavoce di Vladimir Putin Dmitri Peskov. Peskov, allo stesso tempo, ha chiesto di «moderare» le reazioni alla Putin list spiegando che il presidente russo valuterà in un incontro con «i consiglieri della campagna elettorale» il Rapporto sul Cremlino ed eventualmente lo «commenterà lui stesso». Lo riportano le agenzie. «Questa non è la prima volta che affrontiamo azioni piuttosto ostili contro di noi quindi dovremmo tenere a bada le nostre emozioni, considerare tutto e quindi formulare una posizione su questo tema», ha detto Peskov.
Che poi ha sottolineato: «Se si legge questo documento e il suo titolo, si vedrà che la lista viene stilata in conformità con la legge per »contrastare gli avversari dell'America«. »In pratica, l'intero gruppo di persone (menzionato nella lista) è descritto come nemico degli Stati Uniti». Peskov si è poi detto «indifferente» alla sua inclusione nella '“Putin list”.
«Che peccato, mi dispiace...». Così Vladimir Putin rispondendo a chi gli faceva notare che nel “Rapporto Cremlino” stilato dagli Usa - la cosiddetta “Putin List” - praticamente mancava solo lui. «Questa lista - ha detto - non ha senso, c'è tutto il governo, l'amministrazione, gli imprenditori... praticamente hanno incluso 146 milioni di russi. È chiaro che serve a contenere il nostro sviluppo. Noi, nonostante tutto, andiamo avanti e per ora non risponderemo: dobbiamo vedere come evolve la situazione perché c'è anche una parte segreta».
Putin ha poi sottolineato come quest'ultimo “libro nero” renda «più complicato il rapporto fra Stati Uniti e Russia» quando invece Mosca è intenzionata a «migliorare» le relazioni con gli Usa poiché, trattandosi di due potenze nucleari, a beneficiarne è «il mondo intero». Il presidente russo ha poi ribadito che negli Usa è in atto «uno scontro politico, un attacco contro il presidente eletto», e che questa situazione sta danneggiando i rapporti fra Russia e Usa. «Noi - ha detto Putin - non possiamo sempre cedere». Sono dunque gli Stati Uniti a dover decidere che rapporto vogliono avere con la Russia. «Dunque, cosa vogliono? Dovrebbero deciderlo da soli. Noi sappiamo quello che vogliamo: vogliamo costruire relazioni stabili e di lungo termine basate sul diritto internazionale», ha detto Putin.
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