Terrorismo, la possibile richiesta degli Usa: inviare uomini in prima linea

Terrorismo, la possibile richiesta degli Usa: inviare uomini in prima linea
di Marco Conti
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Venerdì 12 Agosto 2016, 09:51
Siamo in Libia con un po' di militari per assistere l'intelligence e aiutare la Brigata di Misurata che sta cercando di liberare Sirte. Siamo in Libia da mesi con alcune decine di uomini dei corpi d'élite: gli incursori del Comsubin e del nono reggimento Col Moschin, del 17esimo stormo incursori dell'Aeronautica Militare e del Gis dei Carabinieri.
Qualcuno sostiene che in realtà «non ce ne siamo mai andati» e che anche quando l'aria si era fatta pesante, noi eravamo sulla quarta sponda, magari con gli uomini dell'Eni. Ieri l'altro, a mezza bocca, dopo la diffusione di un documento riservato in mano al Copasir, anche il governo lo ha ammesso ricordando che la missione della nostra intelligence avviene a seguito del decreto approvato a novembre e che consente a palazzo Chigi di inviare squadre di élite per missioni specifiche, senza passare per il Parlamento.

APPOGGI
Norme votate anche dalle opposizioni, grillini in testa, ma che hanno scatenato polemiche «gratuite», come sostiene il premier schieratissimo nella difesa di Serraj e dell'intervento aereo americano. Siamo in Libia e ci resteremo a lungo anche se non è chiaro come e da quando il nostro intervento, discreto e secretato, diventerà esplicito, al punto di dover passare per il via libera del Parlamento.
«Non abbiamo missioni militari in Libia. Se le avremo saranno autorizzate dal Parlamento». A non chiudere la porta all'intervento è stato ieri il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni proprio nel giorno in cui Renzi ringrazia i militari impegnati in quattro missioni (Iraq, Kuwait, Kosovo e nave Garibaldi). Gli Stati Uniti hanno assicurato a Serraj che il loro intervento aereo durerà non più di un mese. A fine agosto le milizie di Tripoli, con l'appoggio aereo a stelle e strisce, dovranno aver completato il lavoro a Sirte sconfiggendo i soldati del califfato. A Tobruk il generale Haftar perde uomini e sostegni internazionali. Dopo la scelta americana di puntare tutto su Serraj anche la Francia sembra allentare la copertura al generale libico che non riconosce il governo di Tripoli. Nei mesi scorsi si è scoperto che a Bengasi, capitale della parte est del Paese sotto il controllo del governo di Tobruk e dei soldati del generale Haftar, operavano anche uomini della nostra intelligence. A far cosa lo si è compreso quando le forze di sicurezza interna hanno deciso di abbandonare Haftar. La conoscenza delle divisioni tribali in Libia è fondamentale e il lavoro di costante mappatura che i nostri servizi fanno di inimicizie ed alleanze, ha reso possibile il successo dell'operazione. Il generale libico, che non riconosce il governo di Tripoli, può però ancora contare sulla sponda egiziana.
 
RUOLI
Per comprendere quale ruolo ci toccherà assumere in Libia occorrerà attendere novembre e non per il referendum costituzionale, ma per le elezioni presidenziali americane. Obama riconosce all'Italia un ruolo guida in Libia, anche per frenare le ambizioni francesi, e non intende andare oltre i bombardamenti di queste settimane. La Clinton, che nel 2011 fu decisiva nel convincere Obama all'intervento, è sulla stessa scia e potrebbe chiedere all'Italia un ruolo di primo piano simile a quanto auspicato a fine febbraio dall'ambasciatore Usa in Italia John Phillips che in un'intervista al Corriere parlò di 5 mila uomini. Come finanziare e dove prendere così tanti uomini? «Dalle altre missioni», è l'idea che comincia a prendere forma seppur subordinandola ad un accordo con Washington. Secondo dati della Difesa di aprile l'Italia ha oltre 5 mila uomini sparsi nel mondo e «non tutti a protezione di interessi geopolitici paragonabili a quelli esistenti in Libia».
Renzi continua però ad essere molto prudente. Non prevede cambi di strategia rispetto alla guida politica che l'Italia si è ritagliata in Libia grazie la riconosciuta capacità di sapersi muovere nel groviglio delle tribù. Niente salto di qualità, quindi, almeno sino a novembre.