Svolta di Hamas: «Riconsegnamo Gaza». Il movimento che controlla la Striscia offre la pace all'Anp

Svolta di Hamas: «Riconsegnamo Gaza». Il movimento che controlla la Striscia offre la pace all'Anp
di Simona Verrazzo
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Lunedì 18 Settembre 2017, 08:15 - Ultimo aggiornamento: 19 Settembre, 09:08
A dieci anni dalla presa del potere nella Striscia di Gaza, era il giugno 2007, il movimento islamista di Hamas si dice pronto a ricomporre la frattura con l'Autorità nazionale palestinese (Anp), in particolare con Al Fatah, il partito del presidente Abu Mazen, che governa la Cisgiordania ed è l'unico interlocutore con cui si rapporta Israele ma anche buona parte della comunità internazionale.

Hamas ha annunciato la volontà di consegnare la Striscia di Gaza al governo di unità del presidente palestinese. Il movimento islamista, che non riconosce lo Stato d'Israele, ha quindi accettato le condizioni inamovibili poste dall'Anp controllata da Al Fatah e attraverso una nota ufficiale ha deciso di sciogliere il comitato amministrativo, far tornare la Striscia di Gaza sotto il controllo del governo del primo ministro Rami Hamdallah e a tenere le elezioni generali, che riguardino sia Gaza che la Cisgiordania.

VERSO LA RICONCILIAZIONE
L'annuncio, si legge ancora nel testo, arriva in risposta al processo di mediazione portato avanti dall'Egitto per raggiungere la riconciliazione, ponendo fine alla divisione interna palestinese e puntando all'unità nazionale. Il movimento ha anche fatto sapere di essere pronto a rivedersi al Cairo con Al Fatah e le altre fazioni per la formazione di un governo di unità. Sul versante dell'Anp la notizia è stata accolta positivamente ma con la dovuta cautela, mancando per ora commenti ufficiali del governo palestinese. Il presidente palestinese Abu Mazen ha espresso soddisfazione per l'annuncio. La svolta annunciata da Hamas «dischiude forse all'orizzonte una vera riconciliazione» con Al Fatah, secondo l'ex ministro dell'Anp Ashraf al Ajrami, per il quale per le nuove elezioni «occorre ancora tempo», perchè «prima va ricostruita la fiducia reciproca».

Tra i principali punti richiesti dall'Anp ad Hamas c'era lo scioglimento della cosiddetta commissione amministrativa, creata dopo che Abu Mazen aveva cercato di aumentare la pressione sul movimento islamista, riducendo i finanziamenti per l'elettricità a Gaza. Ad aprile, infatti, il governo palestinese aveva comunicato a Israele la sospensione dei pagamenti per l'unica centrale elettrica che rifornisce la Striscia di Gaza, dando come spiegazione proprio il fatto di voler fare pressione su Hamas. La mossa ha avuto conseguenze durissime per la popolazione civile, costretta a sole due-tre ore di elettricità al giorno (fornita dall'Egitto) e sempre più insoddisfatta del movimento islamista.

I NODI DA SCIOGLIERE
Sulla nuova intesa sono ancora diversi i nodi da sciogliere, come il ruolo di Khaled Meshaal, fino a maggio presidente dell'ufficio politico di Hamas che dal 2012 vive in esilio in Qatar, e quello di Mohammed Dahlan, ex dirigente di Al Fatah nella Striscia di Gaza ma espulso nel 2011 da Abu Mazen con l'accusa di corruzione.

Oggi vive in esilio ad Abu Dhabi, negli Emirati Arabi, e in molti vedono in lui il tessitore dell'avvicinamento tra Hamas e l'Egitto, a cui ha fatto seguito il ruolo di mediazione del Cairo. Un avvicinamento decisivo, visto il confine blindato tra Egitto e la Striscia attraversato da decine di tunnel sotterranei dove illegalmente passa di tutto, e che è cominciato a maggio con Ismail Haniya nuovo leader di Hamas al posto di Meshaal, che poco prima aveva rotto con i Fratelli musulmani.

La fine del rapporto con la fratellanza egiziana, che il presidente Abdel Fattah al Sisi punta a combattere sul fronte della politica interna, è stata una svolta fondamentale nella ripresa dei rapporti con Il Cairo. Sul ruolo decisivo del paese nordafricano, va ricordato che proprio sabato, due giorni fa, le autorità egiziane hanno accolto la richiesta di Hamas di aprire un proprio ufficio al Cairo, guidato da Rawhi Mushtaha.