L'Unicef, che ieri aveva lanciato l'allarme di circa 100mila bambini costretti a bere acqua contaminata, oggi ha ricordato che «i bambini di Aleppo sono intrappolati in un incubo». L'agenzia Onu ha riferito che «almeno 96 bambini sono stati uccisi e 223 sono rimasti feriti ad Aleppo est da venerdì». Citato dall'Unicef, un medico ha detto che «i piccoli con basse probabilità di sopravvivenza sono spesso lasciati morire a causa di forniture mediche limitate». Anche per questo il segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon ha ribadito che «colpire gli ospedali è un crimine di guerra».
Mentre il ministro degli Esteri italiano Paolo Gentiloni, unendosi alle preoccupazioni del collega americano John Kerry, non ha escluso che i rapporti con Mosca possano subire una brusca rottura. «Ancora mi auguro che la Russia collabori a far smettere (il presidente siriano) Bashar al Assad nel suo atteggiamento di massacrare il suo popolo. Se non lo farà - ha detto Gentiloni - credo che sarà inevitabile una rottura drammatica a livello diplomatico internazionale». Gentiloni ha ricordato che ad Aleppo rimangono circa 300mila civili accanto a «forse 15mila combattenti delle opposizioni». La città «è martellata da settimane e settimane - ha proseguito il ministro - non puoi distruggere una zona di una città con 300mila persone, non si capisce neanche quale sia l'obiettivo tranne la barbarie. Non stanno combattendo contro obiettivi militari, ma contro la città». Dal canto suo il ministro degli Esteri russo Serghiei Lavrov ha difeso la posizione di Mosca affermando che i miliziani detti «moderati» e filo-Usa si stanno radicalizzando e si stanno unendo ai qaidisti. Fonti contattate dall'ANSA ad Aleppo ovest e a Idlib ricordano che in un contesto di prolungata violenza commessa su Aleppo est da Damasco e dai suoi alleati, e senza una concreta forma di protezione internazionale ai civili, è comprensibile che numerosi miliziani delle opposizioni, ad Aleppo est e altrove, finiscano per radicalizzarsi. Accanto al dramma siriano si consuma quello di Mosul, in Iraq, dove circa un milione di civili rimangono sotto il controllo dell'Isis. E nel quadro della tanto attesa offensiva militare anti-Stato islamico, gli Usa hanno annunciato l'invio in Iraq di altri 600 militari pronti a unirsi alle truppe già presenti nel Paese.
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