Siria, la tregua è già in forse i ribelli non si fidano di Assad

Kerry e Lavrov
di Simona Verrazzo
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Domenica 11 Settembre 2016, 13:06 - Ultimo aggiornamento: 12 Settembre, 12:53
È stata necessaria una maratona negoziale lunga tredici ore e alla fine, da Ginevra, nella notte tra venerdì e sabato, è arrivato l'accordo tra Stati Uniti e Russia sul cessate il fuoco in Siria, annunciato insieme dai ministri degli Esteri dei rispettivi paesi, John Kerry e Sergej Lavrov. L'obiettivo è quello di creare le condizioni per la ripresa dei negoziati di pace, in vista di una transizione politica che sblocchi un conflitto che si protrae da cinque anni e mezzo. Un «punto di svolta» è stata definita l'intesa, ma con diversi punti ancora da chiarire, come quello del ruolo del presidente siriano, Bashar al Assad. L'accordo prevede una «cessazione delle ostilità» in Siria, con l'esercito regolare di Damasco che metterà fine alle operazioni di combattimento in specifiche aree sotto il controllo dell'opposizione, che a sua volta fermerà i suoi attacchi ai palazzi governativi.

La scelta di lunedì sera coincide con l'inizio dell'Eid al Adha, a margine del pellegrinaggio alla Mecca, la festa del sacrificio, la più importante nel mondo musulmano. Nella prima settima andrà mantenuto il cessate il fuoco, anche per garantire l'accesso degli aiuti umanitari, a cominciare dalla martoriata Aleppo. Dopo sette giorni Russia e Stati Uniti creeranno «un centro congiunto di attuazione», al livello militare, per la lotta all'auto-proclamato Stato islamico e al Fronte al Nusra, fino a luglio legato ad al Qaeda e che adesso si fa chiamare Fronte Fatah al Sham. L'obiettivo è separare i gruppi jihadisti da quelli dell'opposizione moderata.

I RAID CONTRO I JIHADISTI
L'Isis e al Nusra saranno colpiti da raid coordinati, insieme, dall'aeronautica sia russa sia statunitense. «Abbiamo raggiunto un accordo sulle aree in cui avverranno e, in queste aree, sulla base di un'intesa di neutralità condivisa dal governo siriano, saranno operative solo le forze aree russe e americane», hanno annunciato i due ministri degli Esteri. Tra le questioni più spinose, secondo quanto è emerso, c'è stata quella di individuare le zone in cui è operativo al Nusra.

Nell'accordo, secondo le notizie trapelate, non risultano menzionate le milizie curde, che stanno liberando il nord della Siria ma che sono temute da Ankara e colpite dai raid turchi. Nonostante nei giorni scorsi ci sia stato un duro scambio di battute tra Stati Uniti e Turchia proprio sugli attacchi contro i curdi, Ankara ha accolto con favore l'intesa. In una nota il presidente, Recep Tayyip Erdogan, ha dichiarato di aver seguito da vicino i negoziati, predisponendo l'invio di aiuti umanitari per Aleppo e la sua provincia. Non si pronuncia per ora l'Iran, unico alleato di Assad in medio oriente.

La diplomazia internazionale, che non ha partecipato in maniera diretta, si è espressa in sostegno dell'accordo, dall'inviato speciale dell'Onu per la Siria, Staffan de Mistura, all'Alto rappresentante per la Politica estera dell'Ue, Federica Mogherini, ognuno chiedendo che «tutte le parti lo rispettino». Stessa posizione del nostro ministro degli Esteri, Paolo Gentiloni, che ha ricordato come l'Italia «sostiene lo sforzo diplomatico» di Kerry e Lavrov in vista del vertice ministeriale sulla Siria, il 21 settembre, a margine dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York.

ANCORA BOMBE
Ma se il mondo, in larga maggioranza, ha accolto positivamente l'intesa, non così si può dire di tutta l'opposizione impegnata nel conflitto, dove anche ieri si è continuato a morire. Sono state 24 le vittime di raid aerei non identificati in un mercato nella città di Idlib, nella provincia di Aleppo. Il regime di Damasco, secondo quanto riferito dall'agenzia ufficiale Sana, ha approvato l'accordo. Bassma Kodmani, portavoce dell'Alto comitato negoziale, spera che «questo sia l'inizio della fine del calvario dei civili». Scettico si è detto Fares al Bayoush, capo del gruppo Fursan al Haqq appartenente all'Esercito libero siriano. Non crede assolutamente in questo accordo Abdul Salam Abdul Razak, alla guida di Harakat Nour al Din al Zenki, tra i gruppi di ribelli più importanti di Aleppo.
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