Trump a Roma incontra Mattarella e Gentiloni: «Grazie Italia su Libia e terrore»

Trump a Roma incontra Mattarella e Gentiloni: «Grazie Italia su Libia e terrore»
di Alberto Gentili
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Giovedì 25 Maggio 2017, 09:09

ROMA Intesa sulla lotta senza quartiere ai terroristi. Tant'è che il G7 di Taormina si chiuderà con una dichiarazione ad hoc. E accordo sulla necessità di stabilizzare la Libia per frenare l'ondata dei migranti e scongiurare un avamposto dell'Isis alle porte dell'Europa. Per il resto, però, Donald Trump si è confermato un osso duro.

Certo, l'atmosfera al Quirinale con Sergio Mattarella, e poi a Villa Taverna con Paolo Gentiloni, è stata «tra le più cordiali»; Trump si è mostrato «affabile, rispettoso, per nulla spaccone», come ha riferito più di un partecipante ai colloqui. Ma le distanze su clima, commercio e migranti restano. Eccome. La prova: il documento finale del G7 dovrebbe riconoscere la mancanza di un'intesa sull'implementazione del piano di Parigi per ridurre le emissioni inquinanti con la formula agree to disagree, accordo a essere in disaccordo. Sul commercio i Sette Grandi proveranno ad adottare il principio della «reciprocità», senza cavalcare come in passato il libero scambio. E sui migranti The Donald impedirà di mettere nero su bianco principi come «accoglienza» e «inclusione», ponendo esclusivamente l'accento sulla «gestione» dei flussi migratori.

«LEI HA UN'OTTIMA REPUTAZIONE»
Al Quirinale l'incontro si è svolto nella sala degli Arazzi di Lilla, con Trump reduce felice della visita in Vaticano («che emozione!») ed estasiato per il palazzo che fu dei papi. «Questa è la sala più bella che un presidente possa avere», ha sospirato. Per poi rispondere al benvenuto del capo dello Stato dicendo: «Per me è un onore, lei ha un'ottima reputazione». Accanto ai due presidenti, i ministri degli Esteri Angelino Alfano e Rex Tillerson, l'ambasciatore a Washington Armando Varricchio, il consigliere per la sicurezza nazionale H.Raymond McMaster, il genero di Trump, Jared Kushner, etc. Il primo a intervenire è stato il presidente americano, parlando dell'attacco di lunedì notte a Manchester: «Un'atrocità sofisticata, con tanti giovani dilaniati in nome dell'odio ideologico. Bisogna fermare i flussi di finanziamento a chi sta condizionando in modo tanto brutale i nostri stili di vita». Mattarella ha annuito e rilanciato: «Il terrorismo è il pericolo principale per l'umanità, solo con la massima collaborazione di intelligence e forze di polizia sarà possibile sventare altri attentati».

Il passaggio successivo è stato dedicato alla Libia. Qui Mattarella ha ammonito: «Dobbiamo lavorare assieme e coinvolgere l'Onu affinché l'Isis, sul punto di essere sconfitta in Siria e in Iraq, non possa insediarsi in Libia, occupando un vuoto di potere». E ha ribadito il suo appello alla comunità internazionale «perché faccia di più e spinga per un accordo tra le parti». Il generale Haftar incluso. Raccontano che Trump sia rimasto in ascolto, che abbia chiesto cosa possono fare gli Stati Uniti «per dare una mano». Un atteggiamento distante dalla freddezza manifestata il 20 aprile durate il faccia a faccia con Gentiloni alla Casa Bianca. Ma Tillerson ha sottolineato come «da parte europea manchi un'azione congiunta» e si registrino «iniziative di singoli Stati a difesa dei propri interessi». Chiara l'allusione alla Francia. «E' per questo che serve il coinvolgimento dell'Onu», ha ribattuto Alfano.

Sui migranti copione più o meno identico. Mattarella ha ricordato un'intervista di Trump all'Economist in cui aveva distinto tra migranti illegali e richiedenti asilo. E ha sottolineato «l'importanza della cooperazione con i Paesi africani di origine e di passaggio dei flussi». Recitando poi il credo del multilateralismo ostico al presidente Usa: «Nessuno Stato può affrontare da solo problemi enormi come immigrazione, terrorismo e clima». Da Washington, poco più tardi, è filtrata una nota in cui Trump «ha ringraziato l'Italia per il suo contributo agli sforzi nella lotta al terrorismo in Iraq, Afghanistan e per far cessare le violenze il Libia».

DISACCORDI E DISTANZE
Il colloquio tra Gentiloni e la delegazione americana si è svolto subito dopo a Villa Taverna. Il clou, tra battute e complimenti («avete sentito come parla bene l'inglese il mio amico Paolo?!») è stata l'agenda del G7. Dove si è convenuto di fare della lotta al terrorismo «la sfida globale» dei Grandi. Dove il premier italiano ha dovuto registrare le distanze sul commercio aggrappandosi al principio di «reciprocità» e certificare la rottura sul clima: «E' meglio non cercare una mediazione perché sarebbe al ribasso», ha riferito una fonte autorevole. E Tillerson: «Il Presidente sta ancora riflettendo, deciderà sull'accordo di Parigi Cop21 una volta rientrato a Washington».
Lasciata Roma, Trump è volato a Bruxelles. Qui, su richiesta americana, l'Alleanza atlantica oggi diventerà membro effettivo della coalizione anti-Isis. E The Donald, come ha annunciato Tillerson, chiederà «in modo duro» gli alleati di rispettare l'impegno di versare nelle casse della Nato il 2% del Pil (l'Italia è all'1,2). Chiara la linea: risparmiare soldi americani nella lotta al terrorismo, spingendo gli alleati a pagare di più.
Alberto Gentili
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