Migranti, Renzi: Merkel contro eurobond? Se ha altre idee, le dica

Migranti, Renzi: Merkel contro eurobond? Se ha altre idee, le dica
di Alberto Gentili
3 Minuti di Lettura
Martedì 19 Aprile 2016, 09:07
«Si sa, ogni volta che sentono parlare di eurobond i tedeschi strepitano. Ma questa volta sono caduti in errore, hanno sbagliato bersaglio...». A Palazzo Chigi fanno spallucce davanti al “nein” di Berlino. Anche Paolo Gentiloni, lasciando il vertice dei ministri degli Esteri celebrato in Lussemburgo, parla di equivoco usando però un approccio più diplomatico: «Per essere sinceri credo che le perplessità tedesche si riferiscano a un altro tipo di eurobond. C'è stata una sovrapposizione tra due questioni diverse».

Meno conciliante Matteo Renzi: «Se la Merkel e i tedeschi hanno soluzioni diverse ce le dicano. Noi non siamo affezionati ad alcun strumento finanziario. Quel che è certo è che l'Europa deve farsi carico del problema e che l'unico modo per aiutare davvero i migranti, evitando nuove stragi in mare, è andarli ad aiutare a casa loro, facendo crescere in quei Paesi le possibilità di lavoro». Segue bacchettata: «Noi stiamo dalla parte di chi fa proposte, non di quelli che urlano».

OGGI CONTATTO ITALO-TEDESCO
La Cancelliera tedesca, secondo il governo italiano, ha insomma «urlato» e spianato i cannoni ancora prima di conoscere e capire il senso della proposta presentata la scorsa settimana, contenuta nel non-paper intitolato “Migration compact”. Tant'è che oggi, per superare l'equivoco, è prevista una conference-call tra una delegazione italiana e alcuni rappresentanti di Berlino.
 
«Nel nostro “Migration compact”», spiega una fonte che segue da vicino il dossier, «non c'è la proposta di finanziare le spese dei singoli Paesi per fronteggiare l'emergenza dei migranti, come invece sospettano i tedeschi. A noi basta che queste spese non siano conteggiate nel deficit. Ciò che abbiamo messo nero su bianco nel documento recapitato giovedì scorso alla Commissione, oggi discusso nel Consiglio dei ministri degli Esteri, è la necessità di finanziare con gli eurobond gli accordi con i Paesi africani di provenienza e di transito dei migranti. Perché solo così, affrontando all'origine il problema, passando dalla fase dell'emergenza a una gestione ordinata e strategica del fenomeno dei flussi, si eviteranno nuovi stragi, nuovi sbarchi e nuove invasioni del territorio europeo da parte di migliaia di persone che fuggono da guerre e povertà».

IL “MODELLO-TURCHIA”
«L'accordo con la Turchia, voluto principalmente dalla Germania per frenare l'afflusso dei migranti siriani e iracheni nel Nord Europa», afferma un altro diplomatico incaricato di condurre la trattativa, «ha costituito un precedente che va replicato con i Paesi africani di provenienza e di transito. Per questo ci vogliono soldi, tanti soldi. Da qui l'idea di ricorrere agli eurobond in collaborazione con la Banca europea per gli investimenti». Anche perché, come ha osservato Renzi nella lettera della scorsa settimana a Juncker, «le nuove e innovative fonti di finanziamento saranno utili per coprire i costi futuri dell'accordo con la Turchia».

Altri 3 miliardi il prossimo anno, che andranno ad aggiungersi ai 3 già concessi ad Ankara. «E visto che di soldi nel bilancio comunitario non ce ne sono», sottolineano a palazzo Chigi, «è indispensabile ricorrere agli eurobond o ad altre forme di finanziamento straordinario. La cosa più importante di queste ore è comunque un'altra: è l'ottima accoglienza ricevuta dal nostro “Migration compact” presso i partner e la Commissione».

Sempre ieri, infatti, il non-paper italiano (si definisce così una proposta ufficiosa che non vincola il proponente) ha ricevuto la calorosa accoglienza del presidente della Commissione, Jean-Claude Juncker: «Tra la nostra impostazione e quella italiana c'è piena sintonia». E a sentire Gentiloni, anche nel Consiglio degli Esteri il “Migration compact” «ha suscitato molto interesse» e ricevuto «commenti positivi». «Perfino gli ungheresi e i polacchi, che si oppongono ad accogliere i migranti», spiega un'altra fonte, «sono pronti a tirare fuori fondi ingenti per aiutare i Paesi africani. E questo perché sanno che il problema si risolve solo andando all'origine dei flussi».
© RIPRODUZIONE RISERVATA