Nel video, che poi il sindacalista aveva consegnato alla polizia, si parla della possibilità di finanziare il sindacato attraverso il Centro egiziano per i diritti economici e sociali, di cui Kamel è responsabile del dossier sui lavoratori. «Giulio Regeni voleva ampliare le sue ricerche sui venditori ambulanti egiziani attraverso una borsa di studio stanziata da un'istituzione o un'università britannica», ricorda Kamel.
«Non ricordo se si trattasse dell'università o di un'altra istituzione, non parlammo dei dettagli, gli dissi che ne avremmo discusso quando sarebbe rientrato dalle vacanze di Natale», racconta l'attivista, precisando che «l'Università americana del Cairo (dove Regeni studiava, ndr) ha indirizzato Giulio al centro e io ho avuto a che fare con lui in quanto responsabile del dossier sui lavoratori».
Il ricercatore «stava svolgendo un dottorato nell'ambito delle libertà sociali e io gli fornivo link a libri e articoli, poi lui scelse di dedicarsi agli ambulanti ed io, purtroppo, gli ho fatto conoscere Muhammad Abdallah», spiega, sottolineando come la scelta di Regeni di occuparsi degli ambulanti fu dettata da «una spinta umanitaria, poiché si tratta di persone povere e prive di capitali, alcuni dei quali hanno una laurea e nonostante questo lavorano per strada. Lui - aggiunge - voleva mettere in luce tutto questo».
L'attivista ricorda Giulio Regeni come «una persona molto educata ed elegante, e molto bravo nel suo lavoro». Il procuratore generale egiziano, Nabil Sadek, ha annunciato ieri l'ok all'invio di esperti italiani per visionare i video ripresi dalle telecamere di sorveglianza nella stazione della metropolitana a Dokki.
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